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Valeria Margherita Mosca: forager, ricercatrice e trail runner

By Camilla Pizzini

Photo Denis Piccolo & Camilla Pizzini

Forager, ricercatrice ambientale e trail runner. Valeria Margherita Mosca è questo e molto di più. Nel 2010 fonda Wood*ing, un food lab che studia l’utilizzo del cibo selvatico per l’alimentazione e la nutrizione umana. I campioni vegetali che analizza li raccoglie lei stessa fra i boschi e negli ambienti naturali incontaminati dove ama correre.

Ciao Valeria, quando è nata la tua passione per l’outdoor?

La passione per l’outdoor, per la natura e per l’esplorazione fanno parte di me fin da quando ero piccola. Me l’hanno trasmessa sia mia nonna materna, che era una raccoglitrice di professione, che i miei genitori. Sono figlia di un atleta di enduro quindi ho passato tutti i weekend della mia infanzia in un bosco ad attendere che mio padre finisse le gare, mentre mia mamma ha sempre amato camminare. Da loro ho sicuramente appreso l’empatia e la necessità di passare tanto tempo all’aria aperta, una passione che poi ho sempre portato avanti negli anni.

 

Quando hai scoperto il foraging? E come si svolge il tuo lavoro?

Il foraging e l’esplorazione ambientale sono sempre stati una mia grande passione e fin da subito ho deciso che sarebbero diventati il mio lavoro. All’università ho studiato antropologia e in seguito ho cercato di fare delle rapide ed intense esperienze per crearmi un bagaglio di competenze che mi dessero la possibilità di aprire quello che oggi è Wood*ing. Il mio lavoro è piuttosto vario e cambia a seconda delle stagioni. Faccio ricerca scientifica, consulenze e attività più divulgative come scrivere libri o partecipare ad eventi. Inoltre, grazie all’avvento di quell’attitudine che si è espansa negli ultimi anni di ricercare una sinergia con l’ambiente attraverso le attività outdoor, quello che faccio ha iniziato a diventare un simbolo di sostenibilità e connessione con la natura e questo mi ha portato a lavorare anche con tantissimi brand.

Cos’è per te essere sostenibile e quanto è importante?

La parola sostenibilità credo che sia una delle più abusate dell’ultimo decennio. Sostenibilità significa “sopportabilità”, ma come possiamo pretendere di essere sostenibili se siamo immersi in un sistema che non è sopportabile? È qualcosa di complicatissimo, quasi un ossimoro, quindi credo che sia più corretto parlare di sviluppo sostenibile. Prima di tutto dovrebbe essere uno sviluppo personale, cioè evolvermi in quanto individuo per diventare sopportabile rispetto al sistema in cui vivo. Come fare ciò può dirmelo solo un’osservazione scientifica e razionale di quello che ho intorno. La chiave per me è la formazione: imparare, osservare e poi scegliere con responsabilità.

 

Vivi la natura in tutte le sue forme e per farlo ti immergi, cammini e corri in essa. Quanto é importante per te fare sport a contatto con la natura?

Per me sport significa fare attività fisica all’aria aperta. Non avrebbe nessun senso chiudermi in un luogo indoor perché amo correre, fare trekking e camminare immersa in un ambiente naturale. Mi appaga molto di più a livello psicologico.

 

Quando hai approcciato per la prima volta il trail running?

Mi piace correre da sempre. Facevo parte della squadra di atletica a scuola e ho frequentato molto la montagna fin da bambina, quindi credo che correre in montagna sia sempre stato un connubio imprescindibile per me.

“Sostenibilità significa “sopportabilità”, ma come possiamo pretendere di essere sostenibili se siamo immersi in un sistema che non è sopportabile?”

Cosa si potrebbe fare per far avvicinare sempre più ragazze al mondo del trail running e alla montagna in generale?

Generalmente non faccio tanta differenza tra uomo e donna e probabilmente sbaglio perché so che è una discussione aperta e molto sentita. 

Se dovessi dare io stessa un consiglio su come e se approcciarsi al trail running non avrei nessun dubbio. È uno sport entusiasmante dove la fatica è ripagata da quello che c’è intorno e che regala sensazioni uniche. Praticare trail running ti porta a correre su terreni diversi, senza quella monotonia della corsa che si prova in città su asfalto. Direi che dona anche più pace in un certo senso, soprattutto se si ascoltano i suoni della natura che sono sempre diversi: gli uccelli, lo scorrere dell’acqua o i miei stessi passi su terreni differenti. Non c’è bisogno di ascoltare altra musica se non quella della montagna stessa.

 

Credi che il trail running sia un’attività più per uomini?

Non credo che sia uno sport così prettamente maschile, forse perché ho la fortuna di essere circondata da tante donne che lo praticano e lo vivono come una parte fondamentale della loro quotidianità. Forse si tende a pensare che sia uno sport più maschile perché è un’attività faticosa e per cui ci si deve allenare duramente. In realtà credo che sia uno sport molto più femminile perché regala davvero la possibilità di entrare in empatia con quello che ci sta intorno.

Cosa ti ha insegnato il trail running? 

Il trail running mi ha aiutato a conoscere meglio il mio corpo, i miei limiti e le mie debolezze e mi ha insegnato come allenarmi in modo più sensato per ottenere risultati migliori.

 

Progetti futuri?

Io vivo molto alla giornata e pensare a quello che farò anche solo fra una settimana mi mette un’ansia pazzesca! Devo dire però che questo difetto mi porta a vivere abbastanza intensamente il presente e alla sera quando vado a dormire sono sempre certa di aver dato il massimo. Una cosa però posso dirla con certezza: anche in futuro non potrei mai pensare di vivere lontana dalla natura. Quando sono distante è qualcosa che mi manca a livello fisiologico, sono un vero animale outdoor. 


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