Vassijaure Haglöfs Ski Camp

Vassijaure Haglöfs Ski Camp

By: Eva Toschi

Quando mi è stato chiesto di partecipare all’Haglöfs Ski Camp in Lapponia la prima cosa che mi sono chiesta è stata se in Lapponia, innanzitutto, si sciasse. Ho sempre associato, e non credo di essere l’unica ad averlo fatto, la Lapponia a tre cose: Babbo Natale, le (sue) renne e le lande piatte e desolate. In queste immagini nella mia testa non c’è mai stato spazio per montagne innevate da sciare, ma non vedo l’ora di riempire i miei occhi e la mia anima con nuove visuali e nuove esperienze. Ovviamente, decido di partire e lasciarmi sorprendere.

Vassijaure Haglöfs Ski Camp

Mentre il più delle volte il viaggio è semplicemente un modo (piuttosto noioso, diciamocelo) per avvicinarsi e prepararsi all’avventura, il viaggio per raggiungere la Lapponia è un’avventura a sé: si prende un treno notturno che da Stoccolma risale tutta la Svezia e con un rapido cambio si arriva, solamente 19 ore dopo, alla piccolissima stazione di Vassijaure, la nostra meta.

In queste ore oltre a dormire si ha modo di conoscere, con i giusti tempi, quelli che saranno i compagni di sciate per i giorni seguenti e si entra, sempre secondo dei tempi umani e naturali, all’interno del territorio che si sta visitando. Lo si vede, lo si sente. Ora dopo ora. E se per moltissimo tempo il paesaggio appare sempre uguale, quando cambia lo si avverte di colpo. Ed ecco che la neve si sostituisce all’erba, le case iniziano a sparire e dei profili montuosi si fanno timidamente spazio in lontananza. E se non ci si ritrova chiuse nel bagno quando il macchinista del treno ne annuncia l’avvistamento, si potrà vedere una renna vicino alla ferrovia.

Stazione di Vassijaure

Anche se frastornati dal viaggio, quando manca poco al nostro arrivo ci infiliamo i vestiti e ci prepariamo a raggiungere il campo con gli sci. Il treno si ferma in mezzo al nulla, di fronte a una costruzione che più che una stazione, a me sembra una chiesa.

Stazione di Vassijaure

Conosciamo i nostri ospiti e le guide e, divisi in gruppi, iniziamo a pellare. Sarebbe quasi l’ora del tramonto se non fosse che in questo periodo dell’anno il sole non tramonta mai. Raggiungiamo presto una collinetta da cui riusciamo a vedere le tende tepee dove dormiremo i prossimi giorni (o meglio, notti, ma tanto sono uguali) togliamo le pelli e raggiungiamo il campo con gli sci ai piedi. È una cosa che ho sempre sognato: neve ovunque e niente da fare se non dormire, mangiare, bere e sciare. E sono arrivata fin qui, in treno, se non si è capito, proprio per fare questo.

La prima notte faccio fatica a prendere sonno per la luce e soprattutto per la preoccupazione di dovermi infilare le scarpe, uscire nella tempesta di neve e andare nella tenda del bagno per fare la pipì. Necessità cui devo fare i conti ogni notte. Il wc, per onestà intellettuale, consiste in un secchio di plastica imbastito con una seduta di legno: lo sciacquone invece, è una paletta piena di segatura con cui coprire quello che si ha appena fatto. Per fortuna il secchio viene svuotato quotidianamente.

Vassijaure Haglöfs Ski Camp

Il giorno seguente il meteo è infame: siamo nel completo white out e il vento è fortissimo. Non sono le condizioni ideali ma non possiamo fare altro che tirarci su le zip delle giacche e iniziare a salire.

Ci dividiamo in gruppi ed io mi lancio inconsapevole in quello più avanzato. Dopo poco, mentre scambio due parole andando in su, mi rendo conto di essere insieme ai pro. I miei compagni sono tutti ambassador Haglöfs. Offro loro delle caramelle Haribo e diventiamo amici: non sarò ricordata come quella che scia forte, ma come l’italiana che offre caramelle gommose in vetta.

Vassijaure Haglöfs Ski Camp

Ci accorgiamo che siamo in cima perché nel punto più alto è stata fatta una piramide di sassi. Per tradizione bisogna toccarla, e così facciamo.

La discesa è pura sopravvivenza: non faccio curve per stare dietro ai miei compagni di gita e, comunque, la neve non promette né permette un granché, almeno a me. Arrivati quasi alla fine della discesa i ragazzi si fermano, tirano fuori le pale dai loro zaini ed iniziano a sistemare un salto. Dopo poco li ammiro chiudere vari backflip. È impressionante come siano a loro agio con qualsiasi tipo di terreno e condizione, e come siano capaci di divertirsi in una giornata che, se fossi stata a casa mia nelle Alpi, avrei passato sul divano a leggere ed accarezzare il mio cane.

Tornati al campo bevo una birretta di corsa per infilarmi in sauna prima di cena ma, una volta entrata nella tenda, vengo travolta da alcune stupende sorprese. La prima, decisamente inaspettata e gradita, è che in sauna si può bere e tutti hanno in mano una birra fresca. Me ne procuro immediatamente una. La seconda è invece che gli svedesi, apparentemente freddi e distaccati, una volta indossato un costume iniziano a bere e sudare in luogo dove la prossimità è inevitabile e diventano degli animali da festa.

Tra chiacchiere e birrette ci diamo anche una sciacquata con un secchio d’acqua fredda prima di rivestirci per cena. È l’unico modo che abbiamo per lavarci durante la nostra permanenza. La serata finisce davanti ad un fuoco, nella sorprendente luce grigia e chiara della sera.

Il secondo giorno di sci, si scia per davvero. Tanto dislivello, poche chiacchiere, il cielo azzurro e la neve, finalmente leggera e polverosa. Non posso immaginarmi una giornata di sci migliore, resa perfetta dall’arrivo al campo accompagnato da musica dal vivo e da una birra offerta e stappata con ancora gli sci ai piedi. Cantiamo e balliamo fino ad accorgerci che è notte, ma solo per aver controllato l’orologio.

Il terzo giorno ci svegliamo e piove. Sarebbe il caso di stare al caldo e non fare nulla, tantomeno sciare, ma non possiamo fare altro che inventarci qualcosa da fare, con gli sci ai piedi. Non c’è alternativa. E la cosa per quanto alienante, è interessante.

Vassijaure Haglöfs Ski Camp

Mi lascio trascinare figuratamente e letteralmente, visto che ci attacchiamo con una corda alle motoslitte, verso una valle più lontana. Tra pioggia, pelli che non si attaccano, neve di cemento, non passo di certo una giornata da sci epica, ma comunque in buona compagnia cercando di ricordare ogni frammento di questo posto così lontano da casa che domani sarò costretta ad abbandonare. Dopo quella che sì, posso dire la sciata più brutta dell’anno, chiudiamo in bellezza con un altro giro trainati dalla motoslitta per rientrare al campo. Sciare appesa alla corda, con il buff alzato sul viso per non respirare il gas di scarico, è senza dubbio la cosa più divertente della giornata.

Al campo, celebriamo l’ultima sera facendo tutte le cose che ci hanno allietato i pomeriggi nelle ultime giornate: bevendo birrette intorno al fuoco, bevendo birrette in sauna, ballando (bevendo birrette). Martin, uno dei ragazzi che ha chiuso il backflip il primo giorno, si siede e si lascia tagliare i capelli biondi con un bellissimo taglio mullet. È giovane e forte, può permetterselo. La mattina mettiamo gli sci solo per raggiungere la stazione del treno. È una frase assurda da dire eppure, è proprio così.

Vassijaure Haglöfs Ski Camp
10 cose da sapere sulla Lapponia svedese:
  • Nessuno fuma ma tutti, ma proprio tutti, fanno uso di snus.
  • La neve può essere incredibile a maggio, quando io non ci sono.
  • È indispensabile dormire con una mascherina per gli occhi. Qualora se ne sia sprovvisti, va benissimo il buff.
  • Le birre artigianali costano 8 euro e sono buonissime. Le stesse, gratis, sono anche più buone.
  • La sauna può essere più aggregativa di una discoteca.
  • Anche se sei nel nulla, potresti essere svegliato dal fischio di un treno che annuncia il suo passaggio.
  • In Svezia, oltre ad abusare di snus, si mangia dell’ottima pizza.
  • Le renne non ci sono. Soprattutto se si fa la pipì in treno nel momento sbagliato. Per quelle di Babbo Natale, mi riservo di tornare a dicembre, con la vescica vuota.
  • I treni notturni sono dotati di docce bellissime. Che dopo quattro giorni di camping e di sci, diciamocelo, sono un miracolo. Soprattutto per chi si siederà vicino a te sul volo di ritorno in Italia.
  • In Lapponia ci sono le montagne. E sì, si scia.
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