by Ilaria Malfer & Alessandra Bassi
by Ilaria Malfer & Alessandra Bassi
Tutto è partito da un “Ale, è urgente, posso chiamarti?” inaspettato e leggermente allarmante. Dieci minuti dopo quel messaggio era deciso che l’estate avremmo fatto un giro per monti. L’idea era di fare una parte di Via Alpina, che attraversa le Alpi dalla Francia alla Slovenia. Non ci era chiaro come organizzarci, ma ci avremmo pensato strada facendo.
Dati
Giorni: 35
Km: ca. 500
Dislivello: sarebbe bello saperlo
Notti:
– all’addiaccio: 2
– in rifugio: 3
– in bivacco: 4
– in tenda: 25
Temporali: 12
Docce: 3
Cose rotte: 2 bastoncini, 2 zaini, 2 posate
Birre: 53
Fette di torta: 35
Punti a scopa: 112 Lalla, 108 Ale
Strumenti: 2 ukulele, 1 piffero, 1 armonica, padelle, posate, …
Sei mesi più tardi, partite da Trento, dopo 6 ore di treno eravamo nella piazza di Issime, in Val d’Aosta, pronte per il lungo ritorno! Direzione: est. Letteralmente verso est, perché non sapevamo bene dove fossimo ma eravamo sicure che Trento fosse a est. Così, felicissime, pulitissime e carichissime, da Issime ci siamo incamminate.
In 5 giorni eravamo a Macugnaga ai piedi del Monte Rosa. Di fronte a quei giganti imbiancati ci siamo rese conto che effettivamente tra noi e Trento c’era più di qualche collinetta… Questo non ci spaventava: un passo alla volta, una canzone dopo l’altra, ogni sera eravamo un po’ più avanti. Accompagnate da stambecchi e marmotte abbiamo iniziato ad abituarci ai 16 kg degli zaini.
Abbiamo scoperto la selvaggia Valle Antrona e facendo zig-zag tra laghetti blu e cime appuntite ci siamo ritrovate al Sempione, per la prima volta in Svizzera. Lì, in mezzo al rombo delle moto, c’è stata un po’ di confusione. L’organizzazione non è il nostro forte e non avevamo cartine della zona. Fatto sta che tra stradone, stradine e sentieri siamo riuscite a ritrovare la via per il verde, finalmente lontane dalle zone civilizzate.
Abbiamo trovato la pace dei sensi quando siamo arrivate nella Binntal, il cui pittoresco accento ci rallegra ancora oggi. Era il 10° giorno, avevamo già rotto 2 bastoncini e i nostri piedi erano decisamente provati. Ogni ora facevamo una pausa per passare la tenda da uno zaino all’altro e dividerci il peso. Era il momento ideale per un po’ di svacco. Poi siamo scese nella conca dell’Alpe Devero arrivando nella Val Formazza con i suoi verdi altopiani circondati da guglie. Avanzavamo in tutto quello splendore con gli zaini enormi, gli ukulele, le mutande e i calzini oscillanti appesi ad asciugare.
Dopo la breve permanenza in Piemonte siamo tornate in Svizzera sotto il ghiacciaio del Basòdino. Avremmo voluto dormire in quota tra le meraviglie della natura, ma pioveva. Abbiamo dormito su un marciapiede.
Fuori da una chiesa.
La mattina dopo tutta la valle sapeva del nostro passaggio. E pioveva ancora.
I giorni seguenti sono stati i più duri a causa dei grandi dislivelli. Si camminava per ore nell’afa del bosco, si saliva faticosamente in quota, ma bisognava scendere a valle per dormire. Abbiamo attraversato così il Canton Ticino fino a Biasca. Nei paesi facevamo il pieno di cibo. Dal momento che avevamo sempre fame ci toccava fare grandi e frequenti spese e a volte ricorrevamo all’autostop per raggiungere i negozi.
Che fosse in Italia o in Svizzera abbiamo avuto la fortuna di incontrare sempre persone buone e gentili. Non sappiamo ancora se per pena o simpatia, ma spesso ci trovavamo con cibo regalato negli zaini. Ci piace pensare che fosse per simpatia.
Da Biasca siamo salite a Capanna Cava, dove abbiamo festeggiato il 1° agosto con i capannari. Partite con la pancia più piena del solito in direzione nord-est, siamo ritornate in Italia a Madesimo. Da lì, sotto una serie di temporali, abbiamo raggiunto il lago di Lej. Mentre lo costeggiavamo sotto la pioggia si è fermato un simpatico pastore che ci ha offerto uno strappo. Per sbaglio ci ha portate quasi in Liechtenstein. Avere una cartina forse sarebbe stato utile! In autostop siamo riuscite ad arrivare in giornata a Maloja, effettiva meta della tappa. Lì in un camping, nella prima piazzola non abusiva del viaggio, abbiamo fatto anche la terza e ultima doccia di tutta la traversata (era il 25° giorno).
Abbiamo attraversato la bella Engadina fino al Piz Languard, al cospetto dei ghiacciai del Bernina. Abbiamo deciso di dormire senza tenda per non infrangere la legge che vietava di piantarne.
Non è vero, volevamo solo dormire all’addiaccio. Finalmente non pioveva! Dopo essere sbucate in Italia dalla Forcola di Livigno abbiamo raggiunto il Passo dello Stelvio sotto lo sguardo dei gipeti e delle immancabili marmotte.
E così, tra sorprese e imprevisti, eravamo quasi arrivate in fondo. Dallo Stelvio abbiamo puntato verso Trento, un po’ in autostop e un po’ ancora a piedi attraverso i monti. È stato emozionante quando, ormai in Brenta e prossime all’arrivo, camminando sui sentieri incrociavamo qualche amico e capivamo di essere a casa. Una volta a Trento, al termine effettivo del viaggio, è salita la malinconia. Non è durata molto però. Pensandoci bene ci restano ancora due terzi di Via Alpina…
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