Jones + NoK Skateboards

Jones + NoK Skateboards

La seconda vita, sulle strade, di una tavola da snowboard

Qualsiasi ciclo produttivo, indipendentemente da quanto sia efficiente, gestito ed ottimizzato, è sempre soggetto ad una certa variabilità. Realtà comune a tutte le aziende manifatturiere è il fatto che i processi produttivi possano generare scarti, scarti che possono essere contenuti, ma mai azzerati del tutto. Ed è così anche per le aziende che producono tavole da snowboard. In Jones, per esempio, i controlli qualità aiutano ad eliminare le mele marce durante la produzione, ma è inevitabile, nelle varie fasi del processo, imbattersi in una piccola percentuale di difetti estetici o strutturali. Nel primo caso, la tavola viene etichettata come “Blem” e venduta ad un prezzo scontato. Nel secondo caso, quando il difetto è di tipo strutturale, come un rocker eccessivo o un inserto difettoso, la tavola viene contrassegnata come “Third”, tagliata a metà e gettata via. Considerata come uno spreco inevitabile del ciclo produttivo.

Ma un’azienda come Jones non può certo dirsi sola in questo scenario. Ogni fabbrica di snowboard, nel mondo, genera tavole di scarto che necessitano di essere smaltite dando origine a differenti contesti e impatti. Qualcosa che Jones ha analizzato molto bene, con una storia in cinque parti che rivela l’impronta di carbonio di una propria tavola.

A nessuno, ovviamente, piace buttare via il materiale, ma finora non si era mai trovato uno sbocco coerente per riciclare tavole da snowboard strutturalmente difettose. A questo ci hanno pensato Adrien Reguis e Vincent Gelin, che da ingegneri e designer in aziende del settore hanno vissuto questo problema in prima persona. Dopo anni spesi tra prototipi, scarti di fabbrica e resi in garanzia, hanno deciso di fare qualcosa: fondare NoK, un’azienda con sede a Grenoble, in Francia, specializzata nella produzione di skateboard. 

“Lavorare nel settore ci ha aperto gli occhi sulla mole di tavole difettose che vengono gettate via” afferma Vincent. “Tavole che sono ancora molto interessanti dal punto di vista tecnico e grafico, ma poiché non esiste una soluzione per riciclarle, finiscono nella spazzatura. Vedere questo spreco stagione dopo stagione ci ha fatto star male.”

I deck, ricavati utilizzando un banco a controllo numerico, vengono dotati di un nuovo grip, trucks e ruote per creare un surfer unico e ad alte prestazioni. 1364 i pezzi finora realizzati, con un risparmio di 34.100kg di CO2. È l’ultimo ciclo di upcycling per uno snowboard che altrimenti finirebbe in qualche discarica. “Il riciclaggio è uno dei modi migliori per dare una seconda vita a un prodotto scartato” afferma Adrien. “Attingendo a queste materie prime trascurate, riduciamo i nostri consumi ed evitiamo ulteriori rifiuti.” Il flex di uno snowboard determina quale forma di skateboard verrà ritagliata. Con uno snowboard morbido, NoK ricaverà un fish cruiser da 66cm. Con uno rigido, un surf cruiser da 78cm o un longboard da 86. I deck sono tagliati dal centro della tavola, in modo da preservare l’eredità grafica e artistica originale.

“La bellezza dell’upcycling non sta solo nel suo impatto ambientale positivo. L’upcycling consente di realizzare prodotti davvero unici e in edizione limitata, poiché il design di ogni skateboard dipende dalla grafica e dalla storia dello snowboard da cui è stato ritagliato.” conclude Adrien. E a ben pensarci, ogni tavola da skate NoK è davvero un pezzo d’arte funzionale unico nel suo genere.

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