Kayland e Carlo Cosi: quel raggio di sole dopo una notte sul Fitz Roy

Kayland e Carlo Cosi: quel raggio di sole dopo una notte sul Fitz Roy

Ecco una breve intervista con Carlo Cosi, guida alpina e alpinista, che da poco è tornato da una spedizione in Patagonia.

Com’è nata questa spedizione?

Era il “sogno della vita” ma devo ringraziare il mio amico Fabrizio che ha lanciato la proposta concreta. Ho passato tutto l’anno lavorando sodo, quindi mi sono concesso tutto gennaio libero e siamo partiti all’avventura. L’idea era di andare a scalare il Cerro Torre ma in Patagonia tutto dipende dal meteo, spesso le condizioni climatiche sono sfavorevoli e ti rovinano i piani. 

Per dire: dei 27 giorni trascorsi a El Chaltén abbiamo trovato solo 3 giorni di bel tempo! E li abbiamo fatti fruttare: in quel breve lasso di tempo clemente abbiamo fatto 4 cime in 4 uscite diverse, di cui una con brutto tempo e le altre tre con un timido sole. 

Il meteo in Patagonia è strano ma le previsioni sono attendibili: è sempre brutto ma riesci a prevedere quelle rare finestre orarie di bel tempo che ti permettono di fare le salite.

La Patagonia è un sogno per qualsiasi alpinista: è un luogo talmente distante da noi, remoto e ostile, tanto raccontato su libri e riviste che diventa un richiamo per chiunque faccia alpinismo.

Io ero curioso, volevo vederla con i miei occhi e lo ammetto: volevo vedere dal vivo le famigerate condizioni climatiche. Avevo sentito dei racconti assurdi e non ci credevo, volevo verificare e me la sono proprio “andata a cercare”. Ma sono stato ripagato: ad esempio, scendendo dal Fitz Roy abbiamo fatto un paio di lanci di corde doppie che invece di scendere, come gravità vuole, venivano spinte verso l’alto dal vento, in verticale!

 

A parte il tempo terribile, avete avuto altre difficoltà?

No, erano difficoltà legate al meteo, il resto è tutto filato liscio. Non è stata una vera e propria spedizione, abbiamo trascorso molto tempo in città e l’abbiamo vissuta con un altro spirito. Mi è capitato in altre spedizioni, ad esempio in Pakistan, Perù o Marocco, in cui devi stare fermo con 2-3 compagni di cordata in una tenda per venti giorni: è ovvio che dopo un po’ non li sopporti più, anche se sono i tuoi migliori amici. Con Fabrizio è andato tutto bene.

 

Qual è stata la parte più bella della spedizione?

Il primo raggio di sole dopo una notte gelida in cima al Fitz Roy. E ovviamente il paesaggio: le montagne del Fitz Roy e del Cerro Torre sono più affascinanti di tutto il resto. L’ultimo giorno, prima di tornare a casa ci siamo svegliati presto e siamo andati a vedere l’alba da una collina dietro El Chaltén: da lì vedi tutta la catena dal Cerro Torre al Fitz Roy, ti lascia senza parole.

 

Per quanto riguarda l’attrezzatura Kayland, cosa hai utilizzato e come ti sei trovato?

Ho utilizzato APEX GTX su tutte le vie tranne la Supercanaleta, perché in quel contesto avevo bisogno di uno scarpone termico per passare la notte all’addiaccio. Lì infatti ho usato 4001 GTX.

L’esperienza è stata positiva, 4001 GTX è uno scarpone leggero, comodo per camminare, scala bene ed è preciso. Inoltre la ghettina risolve tante situazioni. 4001 GTX va bene per l’inverno mentre APEX GTX è perfetto per le mie attività.

 

Hai altre spedizioni in previsione?

Tantissimi sogni. Mi piacerebbe tornare in America, magari con Sara, per il momento non abbiamo previsioni.