Millet It’s time to rise up again

Millet It’s time to rise up again

Millet Mountain Group e Francesco Ratti insieme: “È una nuova sfida, possiamo affrontarla”. Il messaggio di incoraggiamento per la ripartenza del paese. La salute era e continua ad essere la priorità per tutti noi, ma abbiamo di fronte una nuova sfida e possiamo affrontarla.

Millet, il marchio di riferimento nell’abbigliamento e attrezzature dedicate al mondo verticale, si affida ai suoi atleti per trasmettere un messaggio di incoraggiamento nella fase di pianificazione della ripartenza nel Paese.

“Per stimolare a non mollare e ad essere focalizzati sulle proprie sfide, nella fase di lockdown abbiamo chiesto ai nostri atleti di condividere la propria routine di allenamento a casa per mantenere il fisico e la mente pronti per lo sport in montagna” – commenta Hervè Locatelli, direttore commerciale Millet Mountain Group per l’Europa del Sud – “Oltre alla priorità della tutela della salute, ci siamo concentrati sul momento delle ripartenza mettendo in campo le migliori energie nostre e dei nostri atleti per affrontare la sfida che oggi si presenta, in una realtà fortemente diversa da quella a cui siamo stati abituati. Millet ha nel suo DNA il concetto di Rise Up, un mantra che invita gli atleti e tutti noi a non mollare mai e a perseguire sempre nuove sfide, raggiungere la prossima vetta”.

 

Francesco Ratti, atleta Millet e guida della Compagnia delle Guide del Cervino, racconta in questa intervista come sta affrontando la ripartenza. Parole d’ordine: ripartenza graduale, carichi di lavoro progressivi, allenamento da soli e distanza di sicurezza se capita di incontrare escursionisti. Ma non solo! Il progetto del K2, la montagna delle montagne, l’estate sulle Alpi, e l’immagine di Sichuan nei giorni bui del lockdown.

 

Quali consigli vuoi condividere con gli atleti e gli appassionati di montagna?

Il periodo passato a casa è stato decisamente lungo: parliamo di 7-8 settimane. Io consiglio a tutti una ripartenza graduale, è impensabile pensare di tornare a fare subito le stesse cose che facevamo due mesi fa quando potevamo allenarci tutti i giorni all’aperto. Di sicuro durante questo ultimo periodo abbiamo tutti lavorato su esercizi di forza e potenza e questi daranno i loro frutti nei prossimi mesi. Ora dobbiamo però ripartire gradualmente imponendoci carichi di lavoro progressivi in modo da ritornare ai livelli di endurance che avevamo prima della chiusura, in modo indolore e soprattutto evitando infortuni che ci costringerebbero ad un ulteriore fermo (che sarebbe davvero una beffa!).

 

Puoi suggerci una nuova routine di training?

Personalmente durante le prossime settimane mi dedicherò a costruire una solida base aerobica e quindi lunghi allenamenti a ritmi lenti, al di sotto della soglia aerobica. Successivamente inserirò sessioni di maggiore intensità per poter sviluppare la forza acquisita durante il lungo periodo di esercizi a casa.

 

Quale spedizione in montagna hai sognato ad occhi aperti in questi tanti giorni di lockdown?

La montagna che sognavo per questa estate è il K2, la montagna degli italiani, la montagna delle montagne. Purtroppo al momento la nostra spedizione in Pakistan, la cui partenza era prevista per metà giugno, è davvero molto incerta. Inevitabilmente ho dovuto anche pensare ad un eventuale piano B e per fortuna la quarantena ha portato consiglio e delle interessanti idee per quest’autunno! L’obiettivo al momento è ancora il K2 ma se questo non dovesse essere possibile, vorrei concentrarmi su alcuni progetti qui sulle Alpi durante la stagione estiva per poi ripartire in spedizione in autunno.

 

Alpinismo in quota: con o senza ossigeno?

Assolutamente senza. Salire con l’ossigeno per me non ha senso, se il mio corpo è al limite preferisco tornare indietro e sapere che il mio limite per il momento è quello. Ci tengo però a dire che questo è il mio punto di vista, una visione assolutamente personale. Non disprezzo chi sale utilizzando l’ossigeno, sono semplicemente due cose completamente diverse, due pianeti a parte.

 

Nei momenti di sconforto durante il lockdown, a quale immagine di tutte le tue avventure facevi riferimento per evadere?

Durante questo periodo di “reclusione” ho spesso pensato alla spedizione nello Sichuan in Cina nel 2017, quando passammo un mese in una valle dove eravamo l’unica spedizione presente e dove la quasi totalità delle cime intorno a noi erano inviolate. Ogni giorno potevamo pianificare una salita lungo una via nuova su una cima mai calcata da un essere umano: per me la massima espressione di libertà!