Test: Hoka Speedgoat 5

Il punto di arrivo delle scarpe da corsa naturale

Speedgoat negli anni ha ritarato il concetto di scarpa da trail, rinnovandosi molto di versione in versione ma restando sempre fedele alla propria concezione originale. Speedgoat 5 presenta una tomaia completamente ridisegnata con tecnologia seamless, per maggiore elasticità. Oltre ad essere più traspirante, fascia meglio il piede stringendo leggermente la calzata sull’avampiede ma senza creare punti di compressione. Ci è piaciuto anche il nuovo collarino, con il baffo sul tendine d’Achille ripreso dalle Clifton. In generale la scarpa sembra molto più leggera e reattiva, anche grazie alla mescola dell’intersuola dall’aumentata resilienza della quale sembra essere stata diminuita la densità dell’EVA, assomigliando di più alla terza che alla quarta versione. Anche nella suola si conferma la mescola in Vibram Megagrip con un’unica densità, dandole una tenuta omogenea su tutta la superficie. Ci è piaciuta su percorsi corribili e forestali, mentre è inevitabilmente poco sensibile sul tecnico. Dà il meglio di sé a ritmi sostenuti e su corridori leggeri, e in generale in situazioni in cui si fanno girare le gambe, dove l’EVA riesce a restituire l’energia in fase di stacco; mentre tende a comprimersi sotto a pesi più importanti e a basse velocità, restituendo il tipico effetto cuscinetto, che comunque le ha garantito successo per tutti questi anni.

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