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Lost Lines: la ritrovata storia del climbing in Toscana

Squilla il telefono e un accento toscano, proprio come quello che si sente nei film di Pieraccioni, invade i miei pensieri con una proposta che nel giro di poco cattura subito lattenzione.

A parlare è Luca Andreozzi, un giovane scalatore toscano che ha una sola cosa in testa: rendere omaggio a chi negli anni ha scritto la storia dellarrampicata toscana. È così che decide di iniziare il suo viaggio su una misteriosa via alle pendici del Monte Procinto, riportando alla luce i suoi piccoli appigli e tutta la loro storia, assieme a quella dei personaggi che anni addietro proprio su quel muro di calcare blu avevano sognato una linea.

Qui comincia il nostro viaggio, Lost Lines, alla ricerca delle vie darrampicata dimenticate e rimaste, per qualche motivo, fuori dalle pagine dei libri di storia.

Teribbbile.

Teribbbile, un nome che di per se fa tremare, è una parete che custodisce nei suoi minuscoli appigli una storia lunga più di vent’anni, una storia che parla di posti inesplorati, prime conquiste, di amicizia, di gradi troppo alti che non si possono nemmeno pronunciare, di un passato che però è vicino e da cui tanto ancora possiamo imparare. Per 20 anni di questa via è rimasto soltanto un nome sbiadito sulla roccia, o forse, nemmeno quello. Ma non è mai troppo tardi per raccontare una bella storia e, guardando il Monte Procinto, è facile rendersi conto di quanto 20 anni infondo non siano poi così tanti.

È cosi che ci siamo sentiti presi in causa per realizzare questo documentario che ci ha permesso di sentirci parte di una realtà che in pochi conoscono e grazie allutilizzo delle immagini labbiamo resa disponibile a chi desidera riscoprire un pezzo di storia.

Il documentario, realizzato da me, Francesco Pierini, insieme al climber Luca Andreozzi, è stato una possibilità per riunire quei tasselli che negli anni hanno dato forma e vita allarrampicata toscana, tasselli che solitamente non dialogano tra loro, distanti, non a livello geografico ma a livello comunicativo, celando così misteri e aneddoti che in pochi conoscono.

«Lo scoglio ove l Sospetto fa soggiorno
È da mar alto da seicento braccia,
di rovinose balze cinto intorno,
e da ogni canto di cader minaccia.»

Ludovico Ariosto – I Cinque Canti

«Lo scoglio ove l Sospetto fa soggiorno
È da mar alto da seicento braccia,
di rovinose balze cinto intorno,
e da ogni canto di cader minaccia.»

Ludovico Ariosto – I Cinque Canti

Sulle pareti del Monte Procinto è stata scritta la storia dell’arrampicata toscana, dalle prime importanti conquiste alpinistiche di inizio ‘900 alle maestose ascensioni sulla parete est e sul monte Nona. A partire dagli anni ’80 anche l’arrampicata sportiva si fa largo e conquista il suo spazio con la chiodatura della falesia delle Cattiverie e della la falesia Piripin, subito sopra il Rifugio Forte dei Marmi, che presto diventerà teatro delle scorribande dei più forti arrampicatori toscani dell’epoca. È qui che viene usata la prima magnesite, che si inizia a scalare con le prime scarpette, che si utilizzano i primi spit… E così, Beppe Pacini, Riccardo Barsanti, Roberto Vigiani, Volero, Corticelli e qualche anno dopo Marco Ricciotti, Edoardo Bendinelli, Cristiano Virgilio e con loro molti altri trovavano su queste pareti terreno fertile per esprimere al meglio la loro visione dell’arrampicata, visione che, epoca dopo epoca, mutava fino ad inpinarne una nuova.

Se dovessi definire che cos’è per me larrampicata, la definirei come il mezzo attraverso il quale mi esprimo al meglio, talvolta cercando cose nuove, altre ripercorrendo il passato, scegliendo quelle vie e quegli appigli dimenticati da tutti ma nei quali ancora è facile ritrovare l’entusiasmo ed il gusto della scoperta di chi prima di noi aveva lasciato un segno sulla roccia.” Luca Andreozzi.

Continuando il racconto, fu Roberto Vigiani, talentuoso alpinista spezzino toscano dadozione e allepoca gestore del Rifugio Forte dei Marmi, a valorizzare la falesia Piripin chiodando gli itinerari più belli e duri, spostando qua il focus dell’arrampicata sportiva Toscana. Tra questi decise di chiodare una linea le cui prese, per quanto piccole e distanti, promettevano una via davvero futuristica: un muro di calcare azzurro, rigorosamente verticale, con prese tanto sottili e taglienti che fecero guadagnare alla via un nome altrettanto severo: Teribbbile.

Saranno prima un’alluvione e poi le vicissitudini della vita ad allontanare Roberto dalla prima libera della via, che rimarrà insalita fino ai primi anni 2000, quando il fuoriclasse toscano Cristiano Virgilio riesce, salendo a passo di danza, a risolvere l’enigma e ad aggiudicarsi la prima libera.

Arrivato il momento di dare un grado alla via però, i dubbi rimangono ed il mistero anche: fino a quel tempo il grado massimo raggiunto in Toscana si aggirava intorno all’8b, e così, ingenuamente e timidamente, 8b fu. Si dovranno aspettare quasi 20 anni prima che la via veda una seconda ripetizione. Nel 2017 il forte arrampicatore toscano Patrizio Buricchi si ritrova in catena ed è chiamato a dire la sua: per lui si tratta di 8c, e non uno a caso: Teribbbile si rivela il primo 8c della Toscana, inconsapevolmente salito da un giovane Virgilio 20 anni prima.

Se dovessi descrivere lempatia che si è creata realizzando questo documentario probabilmente risponderei con questo esempio: avete presente lemozione dei nonni quando arrivano i nipotini a casa? In pochi istanti lambiente si carica di energia, e magari i due che fino a 10 minuti prima si urlavano contro per sciocchezze allarrivo dei nipoti inizia un dialogo, fatto di storie ed emozioni vissute. Questo è stato leffetto che il documentario ha creato, una connessione che ha finalmente unito quei tasselli che da troppo tempo erano li, nascosti e pronti per essere scoperti. Sono estremamente grato di aver contribuito a mantenere ciò che Cristiano Virgilio, riferendosi allarrampicata, trasmette nelle sue parole con estrema naturalezza: Mi fa davvero piacere che ci siano ancora giovani interessati al tiro, perché gli anni passano, ma alla fine la passione è la stessa.”

Questa è la storia che abbiamo voluto raccontare in Lost Lines, sperando con questo documentario di restituire alla Toscana un pezzo importante della sua storia verticale.