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Chronoception: avventura e freeride in Kyrgyzstan

Chronoception: avventura e freeride in in Kyrgyzstan

Ci sono mille modi per raccontare una storia: questa segue un modo diverso di vivere il tempo, che guida i protagonisti del film Picture per tutti i ventidue giorni della spedizione tra le montagne del Kyrgyzstan. Seguendo le orme dell’antica Via della Seta, Thomas Delfino, Léa Klaue e Aurélien Lardy intraprendono un’avventura in uno dei luoghi più remoti e ancora inesplorati dell’Asia: le montagne Kokshaal-Too.

Questo dream team con il supporto delle guide alpine Hélias Millerioux e Jean-Yves Fredriksen, si trova catapultato in un mondo in cui il tempo e lo spazio sembrano essersi fermati. Ci sono animali selvaggi, naturalmente, ma altrettanto selvaggi sono i paesaggi montani e le condizioni meteorologiche. Il tempo accelera quando i rider arrivano e fanno le loro prime curve dall’altra parte del mondo, tracciando linee mozzafiato su cime davvero immacolate. Questa avventura molto intima e vissuta profondamente fa entrare il Kyrgyzstan e la sua cultura nel cuore di ognuno dei rider che l’hanno intrapresa.

Chronoception Kirghizistan Photos Jeremy Bernard

Thomas Delfino ci racconta della sua “Chronoception”.

Visto che il tempo e lo spazio sono delle concezioni decisamente personali, dove e quando inizia questa avventura per te?

Per me quest’avventura è iniziata quando stavo cercando delle montagne selvagge da sciare e il Kyrgyzstan, in particolare quest’area, l’ho scoperta guardando delle foto di alcuni alpinisti che avevano salito delle linee lì. Come ho visto le immagini mi sono detto che sarebbe stato assolutamente una ficata organizzare una spedizione lì e provare a salire e sciare quelle montagne. Non avrei mai pensato che sarebbe successo in così poco tempo ma visto che una spedizione organizzata da Picture in Russia è saltata per via della guerra in Ucraina, abbiamo colto l’occasione ed ho tirato fuori la carta “Kyrgy” per giocarla con il resto della crew, che si è subito buttata nell’avventura.

Cosa ti ha colpito della cultura Kyrgyca?

La cultura del Kyrgyzstan è molto interessante: è molto diversa da come ce la immaginiamo qui in Europa. Ad esempio, mi ha affascinato come alcuni locali vivano nelle tende yurta, lavorino con i cavalli e con il bestiame. I colori, le danze, i musicisti hanno dato un grande apporto a creare il mood del nostro documentario. È una cultura totalmente di immersione.

In cosa le montagne e l’approccio a queste sono diversi dalle Alpi?

Sai, quando si parte per una grande missione nel profondo delle montagne, soprattutto in paesi con poche infrastrutture, devi approcciarti a loro in maniera molto diversa rispetto a quello cui sei abituato nelle Alpi. Non c’è possibilità di essere soccorsi, innanzitutto, perché questo richiederebbe troppo tempo. Per questo ho sciato molto sul conservativo; credo sia qualcosa che tutti debbano fare quando si ritrovano in queste spedizioni in terre profondamente selvagge. Questo significa, per me, stare intorno al 60% delle mie capacità di discesa. Quando prendiamo dei rischi in montagna lo facciamo con consapevolezza e adattiamo il nostro stile in base a questo.

Come è stato scenderle?

È stato veramente incredibile. Quando siamo arrivati inizialmente al campo base eravamo un po’ preoccupati perché da dove eravamo ci siamo messi a osservare le montagne con il binocolo e abbiamo trovato moltissimo ghiaccio sulle pareti che volevamo sciare. Per fortuna siamo stati “graziati” da un meteo severo che ha portato neve ed ha coperto le lastre di ghiaccio. Ci è capitato di svegliarci al campo base con 20cm di neve fresca destinata a sciogliersi durante la giornata ma che, in ghiacciaio o più in alto sarebbe restata e avrebbe creato delle ottime condizioni. Prima di iniziare le discese abbiamo fatto qualche test e questo ci ha aiutato molto visto che non siamo riusciti a reperire alcuna informazione sulle condizioni e lo storico della neve. Abbiamo comunque trovato belle condizioni, siamo stati fortunati.

Chronoception Kirghizistan Photos Jeremy Bernard

Dimmi di più di questi giorni di spedizione: cosa avete fatto esattamente?

Devo confessarti che abbiamo passato tanto tempo in attesa. Su tre mesi in montagna abbiamo sciato solo tre giorni. Abbiamo avuto tre giorni e mezzo di bel tempo; è stato molto frustrante perché eravamo lontani ma allo stesso tempo vicino alle montagne ed abbiamo dovuto aspettare molto prima che il meteo fosse buono. Un elemento chiave in spedizione è quello di imparare a giocare al “Gioco dell’attesa”. Abbiamo giocato a carte, ci siamo raccontati storie, abbiamo suonato e danzato. È stato molto divertente, preso a sé. Poi, quando finalmente il meteo è migliorato ci siamo focalizzati su quello per cui eravamo venuti, e l’azione ha avuto inizio.

Che connessioni hai creato durante il viaggio?

Non abbiamo conosciuto nessun local perché eravamo molto lontani, nel profondo delle montagne, ma quando siamo rientrati dalla spedizione abbiamo passato un mese a viaggiare per il paese e ci siamo mischiati nella vita di tutti i giorni, cercando di assaporarla. In verità durante la spedizione abbiamo avuto contatto con un locale: il nostro cuoco Davan. È stato molto divertente perché abbiamo avuto molta difficoltà nel comunicare reciprocamente.

Una linea che hai sciato che ti ha segnato particolarmente?

Durante il film vedi tre differenti linee su tre differenti montagne: le prime due sono più linee divertenti dove potevamo andare veloce e tracciare poche e ampie curve mentre la terza, la “Midnight Butterfly”, è stata un’esperienza totalmente diversa. Si trattava di una montagna più imponente, con ampi crepacci e per confrontarci con questa abbiamo dovuto approcciarla in maniera totalmente differente. Se devo pensare a una linea che mi rimane particolarmente impressa è questa, perché ha richiesto capacità diverse. Anche se mi piace andare veloce in neve fresca e fare curve ampie, mi è piaciuto altrettanto, se non di più, come abbiamo sciato questa linea. Abbiamo dovuto cercarla, aspettarci, e abbiamo condiviso un’esperienza più completa anche come gruppo.

Come finisce questa avventura, se finisce?

Questa è una bella domanda. Se quest’avventura finisce? Non lo so. È la questione di tutto il film. Perché quando abbiamo finito di sciare siamo dovuti tornare a casa, o perlomeno nella società “civilizzata” e poi da quando siamo tornati a casa siamo pieni di memorie che saranno per sempre nella nostra mente. Potresti avere ragione, questa storia potrebbe non avere fine.

Chronoception Kirghizistan Photos Jeremy Bernard
Chronoception Kirghizistan Photos Jeremy Bernard
Chronoception Kirghizistan Photos Jeremy Bernard

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