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Stefano Colombo, direttore Sales e Marketing di Colmar

Stefano Colombo, che oltre amare la montagna è un grandissimo appassionato di musica – suona bene la chitarra – di cibo – si sta lanciando in unavventura imprenditoriale nel campo della ristorazione – e di politica è la quarta generazione di una delle aziende italiane più solide e autorevoli in fatto di abbigliamento da sci: Colmar. Ecco come lazienda di famiglia affronta nuove sfide.

Guidare le vendite e il marketing dellazienda di famiglia è un impegno non da poco, ma se sei un millennial dalle idee chiare e dai sani principi puoi traghettare una realtà solida e tradizionale attraverso le esigenze di una società infinitamente più complessa e articolata rispetto a quanto lo sia stata negli ultimi 100 anni. Stefano Colombo, classe 1985, è direttore Sales e Marketing di Colmar, lazienda fondata dal bisnonno nel 1923 e che nellimmaginario collettivo è uno dei brand italiani più autorevoli in fatto di abbigliamento da sci. Colmar – acronimo del fondatore Mario Colombo – inizialmente produceva tute da lavoro realizzate con un materiale iper resistente, adatto alla vita operaia: il resto è arrivato nel dopoguerra, quando gli italiani che iniziavano a frequentare la montagna per sciare, in mancanza daltro, utilizzavano proprio le tute da lavoro.

“Da un punto di vista storico lavvicinamento alla montagna è stata una questione di opportunità e di differenziazione del nostro business, ma da lì poi è diventata una grande passione. Come Colmar siamo stati tra i primi ad approcciare quel mondo e non lo abbandoneremo mai, perché fa parte della nostra essenza. Io, che sono nato qualche anno dopo, questo mondo lho respirato da sempre: perciò se mi chiedi qual è il mio rapporto con la montagna e con la neve posso solo rispondere che non so neanche qual è il mio non rapporto”, la montagna per me è qualcosa di innato. Lanno scorso ho sofferto in modo particolare a non poter sciare: quando, lo scorso weekend, sono tornato sulle piste, pensavo di poter essere un postranito dalla situazione, invece è stato come se non fosse passato un giorno. Probabilmente perché è qualcosa di fortemente radicato in me: stare lì, in cima alla pista, mi fa sentire solo bene.”

Quando hai realizzato veramente cosa comportava essere parte della famiglia Colombo?
A 25 anni, quando sono entrato in azienda. Prima non è mai stato un qualcosa di eccessivamente trattato allinterno del nucleo familiare, né dal punto di vista delle pressioni, né delle aspettative, almeno dalle persone a me più vicine. Quelle le ho sperimentate più quando ho iniziato a lavorare: ho avuto un processo di ingresso molto particolare in cui sono entrato in un contesto, per me completamente nuovo, dove mi sembrava di non avere il diritto di fare domande, ma di dover subito dare delle risposte.

Coshai portato di tuo in azienda?
Sicuramente una mentalità generazionale diversa, che cerco ogni giorno di rendere credibile e applicabile, rispetto anche alle dinamiche pregresse. Ho unetà più bassa rispetto alla media delle persone in azienda che, quando sono entrato, si reggeva ancora molto sulle forti personalità di mio nonno e del fratello di mio nonno. Era unorganizzazione molto patriarcale, gerarchica e familiare: un tipo di impostazione che deresponsabilizzava tutto lambiente. Quello che ho cercato di portare è invece la responsabilizzazione di ciascun ruolo, e la possibilità per tutti di portare avanti idee o progetti. 

Quali insegnamenti ti hanno lasciato tuo padre e tuo nonno?
Esempio e reputazione: lazienda in questi anni si è sempre mossa in modo trasparente, pulito e corretto, sia nel mercato che nei rapporti con le persone. Questo per me è un patrimonio fondamentale di Colmar, a cui cerco di tendere in ogni gesto o decisione.

Nel 2023 taglierete un traguardo importante: il centenario…
Se tutto va bene, e malgrado le difficoltà dellultimo periodo, festeggeremo con dei bei progetti: non ci arriviamo come un brand che si è trascinato 100 anni, ma come una famiglia imprenditoriale la cui storia si intreccia con quella del Paese. Dalla Seconda Guerra Mondiale allemergenza sanitaria dovuta al Covid abbiamo attraversato tantissimi momenti: crisi, ripartenze, cambiamenti geopolitici forti, ma il fil rouge è sempre stata una governance al 100% familiare.

Come marchio che affonda le sue radici nellambiente montano, che oggi è in pericolo, che azioni avete messo in cantiere al fine di proteggerlo?
Uno dei focus per noi più importanti è la sostenibilità: siamo in un momento di transizione che porteremo avanti per i prossimi decenni. Questo significa che non si può cambiare dalloggi al domani, perché servono interventi strutturali. Quello che noi oggi stiamo facendo in materia di sostenibilità, che è un territorio ricco e complesso, non si riduce allimpiego di fibre riciclate, sarebbe riduttivo. Stiamo lavorando per avere una supply chain il più possibile certificata, quindi che utilizzi sia materiali che modalità di operare trasparenti, nel rispetto dellambiente ma anche delle persone impiegate. Allinterno di Colmar Originals, il marchio del gruppo più lifestyle che abbiamo lanciato nel 2009, stiamo investendo molto nella linea The Recycled Essential, che impiega fibre riciclate e biodegradabili in tutte le componenti dei capi, dal logo alle zip. Lobiettivo è arrivare alla costruzione di capi che possano avere un ciclo di vita veramente circolare: perché altrimenti è qualcosa di fine a se stesso, gli step da fare invece sono tanti e tutti consequenziali. Il problema però è che le aziende seguono il mercato, e la domanda del singolo consumatore non è ancora così alta, ma se tutti siamo più coinvolti e responsabilizzati, sia dal lato della produzione che del consumo, allora si innesterà un circolo virtuoso. Non possiamo pretendere di diventare a impatto zero dalloggi al domani, ma fare dei passi che ci permettano di diminuire limpatto che abbiamo nel nostro esistere.

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