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Creatività per salvare i ghiacciai

By: Ilaria Chiavacci

Photos: Ciril Jazbec

With: BANFF

Creatività per salvare i ghiacciai

Quella del glaciologo svizzero Felix Keller, raccontata dal fotografo e sloveno Ciril Jazbec in “Saving Glaciers”, un documentario presentato durante il Banff Film Festival 2023.

La metà dei ghiacciai presenti oggi nel mondo è destinata a scomparire. Lo si dice da tempo ma, ora che il mondo sembra essersi di colpo accorto della minaccia reale del cambiamento climatico, ogni tot vengono pubblicati studi che ci ragguagliano sullo stato pessimo di salute del nostro pianeta. Uno degli ultimi report, proveniente dagli States, non lascia speranze per i ghiacciai: la metà di quelli presenti oggi nel mondo è destinata a scomparire. Lo dicono gli scienziati della Carnagie Mellon, l’Università che ha finanziato lo studio poi pubblicato sulla rivista scientifica Science. 

Questo succederà sicuramente, a detta loro, anche se riuscissimo – cosa altamente improbabile – a mantenere la crescita della temperatura media globale sotto gli 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Studi a parte, chi ama la montagna e i ghiacciai li frequenta se ne è accorto con i propri occhi: si stanno ritirando a vista d’occhio. Questa è una tematica particolarmente sentita dalla comunità outdoor e ci sono moltissimi fotografi, esploratori e atleti che negli anni hanno prestato e stanno prestando la propria voce e la propria opera per sensibilizzare l’opinione pubblica e per spingere le persone a tenere dei comportamenti più rispettosi nei confronti dell’ambiente, ma c’è qualcuno che ha deciso di fare di più: il dottor Felix Keller, un glaciologo svizzero, si è messo al lavoro insieme al suo team per trovare una soluzione pratica all’inevitabile fusione dei ghiacciai delle Alpi e sebbene non sia ritenuto il sistema risolutivo, sicuramente merita di essere raccontato. 

Keller ha quindi deciso di sviluppare un complesso sistema di cavi da neve in grado di riciclare l’acqua di disgelo glaciale nella neve per portarla di nuovo in quota e formare così una specie di copertura per il ghiacciaio. La sua storia è stata raccontata da Ciril Jazbec in “Saving Glaciers” il documentario prodotto da Tent Fi e presentato all’edizione del 2023 del Banff Film Festival. Jazbec, che è un fotografo sloveno famoso per gli scatti che realizza per National Geographic e che nel 2021 si era aggiudicato il World Press Photo Award nella categoria natura con una storia che ancora una volta riguardava la sensibilizzazione nei confronti dello scioglimento dei ghiacciai, ha seguito da vicino il lavoro di Keller e la sua missione per salvare l’intero ghiacciaio del Morteratsch, nella Svizzera orientale. Quello che ha spinto Keller all’azione è la preoccupante accelerazione subita dal processo di disgelo dei ghiacciai.

“Ogni volta che sto per andare sul ghiacciaio sono tremendamente preoccupato, perché so che lo troverò cambiato, in una nuova fase. Ogni anno il ghiacciaio del Morteratsch perde infatti 30 o 40 metri della sua lunghezza, ovvero l’equivalente di 15 milioni di tonnellate di ghiaccio all’anno.” Quella descritta in “Saving Glaciers” non è la prima azione concreta intrapresa da Keller e dal suo team, che avevano già provato a ricoprire il ghiaccio con dei teli geotessili per proteggere la superficie dai raggi solari, cosa che però può essere utile su un ghiacciaio di piccole dimensioni, non su un mare ghiacciato enorme come Morteratsch. 

“Morteratsch si muove troppo in fretta e distrugge l’intera copertura, serve un sistema naturale in grado di contrastare la velocità alla quale il ghiaccio si sta sciogliendo” spiega Keller. Il documentario comprende anche la testimonianza della dottoressa Christine Levy, dell’ Academia Engiadina, che monitora in volo lo stato di salute del Morteratsch e degli altri ghiacciai svizzeri. Come scienziata il suo focus di studi è oggi concentrato nell’individuare dove si formerà il prossimo lago alpino, o dove si staccherà la prossima valanga di ghiaccio. Difficile pensare a questo come a un fenomeno che si possa arrestare, ma Keller non ci sta. 

Cosa posso fare per i miei figli, perché anche loro possano godere del ghiacciaio?” È questa la domanda che batte nel petto del glaciologo e che lo ha spinto a trovare una soluzione pratica, che è arrivata sotto forma di illuminazione durante una sessione di pesca: “Stavo pescando su un fiume la cui acqua deriva dalla fusione del ghiacciaio, è lì che mi è venuta l’idea di riciclare il prodotto del disgelo per creare nuova neve.” L’idea, a detta di Keller, è semplice: preservare l’acqua di disgelo in estate nelle regioni in quota per poi poterla utilizzare per produrre la neve con cui coprire il ghiacciaio con l’obiettivo di proteggerlo dal sole. Ricoprendo di neve una specifica porzione di ghiacciaio si possono avere dei risultati importanti e molto estesi su tutto il massiccio. Per realizzarla ha chiesto e ottenuto l’aiuto del professor Ernesto Casartelli dell’Università di Scienze Applicate di Lucerna, grazie al quale è stato possibile realizzare sia il sistema di carotaggio per estrarre la neve, che quello per l’innevamento artificiale del ghiacciaio. Tanti sono infatti i tasselli coinvolti in un progetto del genere, dall’energia impiegata per muovere le ventole, all’aria compressa per sparare la neve. 

I nostri modelli di calcolo hanno evidenziato come, se ricopriamo con la neve una superficie pari a un chilometro quadrato per un’estate intera, il Morteratsch riprenderà a crescere nel giro di dieci anni. Per fare questo però servirebbero circa 30.000 tonnellate di neve al giorno. C’è poi un altro fatto: il ghiacciaio si muove, da qui l’esigenza di innevare dall’alto con un sistema di funi, che è molto efficace perché non dipende dalle condizioni del terreno ed è capace di produrre fino a 5 tonnellate di neve al giorno. Quando riusciremo a produrre dai 10 ai 12 metri di neve saremo in grado di ricoprire il ghiacciaio per tutto l’anno e lo proteggeremo dal disgelo per un’estate intera, sarebbe un risultato veramente rilevante. Provo una sensazione particolare quando sono su questo ghiacciaio: voglio essere parte della soluzione, non del problema. Voglio avere la coscienza in pace sapendo che lascerò questo mondo avendo fatto qualcosa, e non essendomi limitato a parlare del problema e basta.”