Daniele Felicetti Lastè

In cima al Lastè con Daniele Felicetti

In cima al Lastè con Daniele Felicetti

Daniele Felicetti vive a Forno di Moena, in Val di Fiemme. È un atleta, di quelli veri. Di quelli che si svegliano la mattina con un obiettivo ben chiaro in mente, che cura ogni dettaglio della sua vita in favore della sua performance sportiva. La sveglia suona alle 6, poi sale al lavoro sulle piste di Bellamonte e conclude con l’allenamento sul Lastè, una cima che sale più di 70 volte durante l’inverno.

In una ventosa giornata di dicembre, siamo saliti a cima Lastè con il suo “re”. Lì abbiamo capito che la disciplina è una cosa semplice se ami quello che fai. Che i sacrifici per certe persone non sono veramente sacrifici. Giorgio Winkler, alpinista che portò a termine grandi salite in libera nel secolo scorso, diceva che “niente riesce se non ci si mette dell’impegno” e Daniele rappresenta alla perfezione questa visione. Pianifica minuziosamente ogni sua giornata dalla sveglia all’ora di andare a letto. Dai grammi di pasta alle ore di sonno. E la cosa bella è che nessuno gli dice di farlo, se non la sua esagerata passione e dedizione.

Com’è iniziato tutto?

Nascendo in val di Fassa, è stato naturale e ho da sempre amato e vissuto quella montagna che vedevo e vedo tuttora dalla finestra di casa. Mio padre correva, e così anche io all’età di 8 anni ho iniziato con le prime gare campestri. Nel 2009 all’età di 14 anni, per puro caso, ho partecipato alla mia prima gara di vertical, la Costolina a Ziano di Fiemme. Ho ancora una foto di quella giornata in cui ho scoperto quella che sarebbe diventata la mia grande passione: unire la fatica della corsa alla bellezza della natura e della montagna.

E lo scialpinismo?

Fin da piccolo gareggiavo nello sci alpino, ma a 16 anni lasciai le competizioni. Poco dopo mi avvicinai allo scialpinismo. Scoprii che potevo allenarmi rimanendo a contatto con gli sci. Ho sempre vissuto questa disciplina come il perfetto allenamento per la mia attività di corsa, ed ho preso parte alle classiche gare notturne come il Sellaronda.

Come vivi l’agonismo?

Parlare di agonismo per me non significa solo parlare di gare, ma anche di allenamenti, di routine, di progetti. È il pensiero fisso della mia vita ed il motivo per cui mi alleno ogni giorno con costanza. Se so che faccio tutto bene prestando attenzione ad ogni dettaglio, so che la gara avrà poche possibilità di andare male.

Non è una cosa da tutti, devi averlo dentro questo senso della disciplina. Sacrificare determinate cose ed essere estremamente preciso in altre è da pochi.

Tutti parlano di sacrifici ma per me che ho scelto di fare dello sport la mia vita i sacrifici non esistono. L’allenamento è incluso in quella che definisco la parte “obbligata” delle mie giornate. Per me questa è la chiave: integrare l’allenamento nel dovere, in qualcosa di automatico ed essenziale come può essere la colazione o il lavoro. Per chi lavora, l’organizzazione è un punto necessario: il tempo libero a disposizione è contato e deve essere gestito al meglio, a differenza di un professionista che forse a tutti questi dettagli non deve farci caso.

Hai sempre avuto questa visione?

Non è sempre stato così, tutto è cambiato dal 2019: in quattro giorni a stretto contatto con colui che oltre ad essere un compagno ed amico considero anche il mio mentore, Filippo Beccari. L’ho sempre detto: ho imparato di più in 5 giorni con lui che in una vita di allenamenti e sport. Ci siamo conosciuti alle gare, e un giorno abbiamo deciso che avremmo percorso assieme la Monte Rosa Sky Marathon. Ci siamo preparati assieme per un unico obbiettivo e nei giorni della gara mi ha trasmesso il suo modo di vedere le cose, di vivere l’agonismo e lo sport. È cambiato qualcosa dentro di me e non sono più stato lo stesso. L’attenzione e la cura di ogni dettaglio della mia vita è partita da lì.

C’è stato un brusco salto di qualità nella tua carriera o è stato un percorso graduale?

È stato tutto molto graduale, dalla prima gara ai tre terzi posti ai mondiali under 23 di Sky Running in Andorra 2017. Nel 2019 il primo posto alla Latemar Mountain Race ed il secondo posto alla Monte Rosa Sky Marathon con Filippo. Nel 2021 ho ottenuto il secondo posto alla Saslong Half Marathon ed il 10 posto alla Dolomites Sky Race nel 2022.

La gara più bella? E quella che ti ha dato più soddisfazione?

2019, Monte Rosa Sky Marathon. Lì ho ottenuto un secondo posto con Filippo Beccari. Correre una gara in team ti dà quel valore in più perché condividi tutto, dalla preparazione all’arrivo. Ci eravamo preparati bene in quota e quando abbiamo raggiunto Capanna Margherita e poi il traguardo dopo 5 ore sul Monte Rosa è stato bellissimo. Dolomites Sky Race 2021, 14esimo posto. Questa è la gara che mi ha dato più soddisfazione nonostante il mio decimo posto del 2022: debutto nella gara di casa, un livello altissimo, sono riuscito a battere atleti di un certo spessore.

Da quanto fai parte della famiglia Dynafit?

Sono entrato in contatto con il marchio nel 2014 tramite un piccolo negozio locale che aveva organizzato una giornata di test. Con un messaggio il titolare del negozio mi disse che Dynafit cercava “giovani rampanti”, quel messaggio ce l’ho ancora impresso nella mia memoria. Mi sono proposto e da lì la collaborazione è iniziata e continua ancora oggi dopo quasi dieci anni. Mi sono da sempre trovato molto bene con il materiale ma anche a livello personale. Mi sento libero di fare il mio nel modo in cui mi piace farlo.

Sappiamo che lavori sulle piste… Com’è la tua giornata tipo?

La mia giornata inizia molto presto, perché mi piace fare tutti i miei rituali con calma. Dare da mangiare al gatto, fare colazione, prepararmi le cose per l’allenamento serale, partire per il lavoro dove inizio alle 8. Svolgo la mia attività sulle piste da sci di Castelir, Bellamonte, come controllo sicurezza piste e conseguente manutenzione e valutazione dei rischi. Alle 17 timbro il cartellino, mi cambio al volo e parto con le pelli in direzione Lastè sulle stesse piste dove lavoro durante il giorno. Ripetute, cambi di ritmo, solitudine e concentrazione, e la luna mi fa compagnia.

Qual è la cosa che più ti piace di questi allenamenti?

Sicuramente quando c’è la luna piena è tutto un’altra cosa. Dopo tutte le volte (più di 70 a stagione) che sali la notte, avere la luna piena ti fa sembrare quasi di essere lì di giorno. Riesci a vedere le cose e l’atmosfera è magica. Ci sono periodi che parto già col buio e periodi in cui parto con la luce ed arrivo con il tramonto. Ma, ti dirò, per quanto mi piaccia molto, anche se come discorso è poco poetico, a me del tramonto interessa relativamente. Sono molto più concentrato su ciò che mi dà l’allenamento.

Probabilmente vedi più tramonti tu in una stagione che certe persone in una vita e tutti dallo stesso posto: il Lastè. Per questo ne sei il re: The King of Lastè.
Un mio amico un giorno mi diede questo nome appunto perché in una stagione raggiungo la cima 70-80 volte, quasi sempre trovandomi lassù da solo a causa dell’orario. Conosco ogni metro di questa salita perché è la mia palestra ed ufficio durante il giorno.

Il bello del tuo lavoro è che comunque sei sempre all’aria aperta in montagna, con le persone…
Mi piace molto perché mi permette di rimanere all’aria aperta, di mettere gli sci anche durante il lavoro e stare a contatto con le persone. Allo stato attuale non lo cambierei neanche per fare l’atleta professionista. Certo, ci sono le giornate no, quelle più stancanti, ma mi aiuta a rimanere concentrato e mi dà la serenità di avere tutto sotto controllo.

Come unisci allenamenti e lavoro?

Unire allenamenti e lavoro è più facile di quel che si pensi. È un po’ una questione di abitudine. Diciamo che l’unica difficoltà secondo me può esserci dal punto di vista del recupero, perché non essendo un professionista il giorno di riposo sei comunque operativo e non a casa sul divano o fare un massaggio.

Hai però anche provato anche a fare l’atleta a tempo pieno…

Sì, ci ho provato per due estati ma non ha funzionato per una questione mentale. Non mi dava la giusta serenità. Secondo me combinare sport e lavoro a livello mentale ti dà tanta forza, perché ti mette in condizione di dover curare ogni dettaglio. Devi incastrare tutto e così rimani sempre concentrato. C’è più cura ed attenzione per arrivare all’obiettivo. Vivere una vita in cui l’unico dovere è l’allenamento per me appiattisce tutto e non mi rende così performante. Mi mancano stimoli e non ottengo i risultati che cerco. Avere tutto quel tempo libero non fa per me.

Progetti per il nuovo anno?

Per quanto riguarda lo scialpinismo parteciperò al Trofeo 4 Valli che è per me sempre un ottimo allenamento. Inoltre tornerò a gareggiare assieme a Filippo Beccari in occasione del Sellaronda Skimarathon e lì sarà una bella tirata di collo. Per la stagione estiva invece confermerò le mie gare preferite, le classiche: Dolomyths Run Skyrace e Transpelmo. Punto a fare molto bene la Sierre Zinal e a concentrarmi più su gare di sola salita su distanze di 20km che sento più mie ed in cui voglio veramente dare il 100%.

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