Image Alt

Jack Wolfskin rewilding ourselves, rewilding the world

By Chiara Beretta 

With Jack Wolfskin

Jack Wolfskin e l’outdoor accessibile a tutti

Riportare le persone a un contatto più intenso con la natura. Ricordare che viviamo per questo: per scoprire, per esplorare, per meravigliarci della bellezza che incontriamo quando ci chiudiamo le porta di casa alle spalle e imbocchiamo un sentiero mai percorso prima. È questa la mission di Jack Wolfskin, brand di abbigliamento, calzature e attrezzatura outdoor fondato nel 1981 in Germania da Ulrich Dausien con un obiettivo preciso: rendere l’outdoor accessibile a tutti. La storia narra che il nome sia stato inventato da Dausien e da alcuni amici intorno a un falò alla fine di una giornata di escursioni in Canada. Che sia un resoconto veritiero o ritoccato ad arte, poco conta. L’idea di un gruppo di amici che chiacchierano intorno a un fuoco, immersi nella natura, rimanda a una certezza che sta particolarmente a cuore al marchio: le avventure sono belle da vivere, ma anche da raccontare. «L’hiking è il nostro core, l’ambito in cui siamo nati. Nel corso degli anni abbiamo aggiunto il bikepacking e lo ski touring, che viviamo come un’estensione dell’hiking sulle due ruote oppure con gli sci o le pelli ai piedi», spiega Massimo Carnelli, direttore Vendite Sud Europa e Nuovi mercati. «Ma ci piacciono moltissimo anche quelli che chiamiamo moments in between, i momenti nel mezzo. Non conta solo l’attività in sé, ma anche la pianificazione del viaggio e la successiva condivisione con gli amici».

Ritorno alle origini

Molte cose sono cambiate per Jack Wolfskin dal 1981 a oggi. Il primo negozio apre le porte in Germania nel 1993. Nel 2005 tocca al Regno Unito, nel 2013 alla Russia (mercato poi chiuso in seguito alla guerra in Ucraina) e nel 2017 c’è la grande espansione data dall’e-commerce, che porta il brand in altri ventisei Paesi. Dopo essere passato di mano in mano in fondi di investimento per alcuni anni, alla fine del 2019 il brand viene comprato dal gruppo Callaway, azienda quotata nella borsa di New York. Con la nuova proprietà ci sono da subito due intenti sul tavolo. Il primo: rendere Jack Wolfskin internazionale. Storicamente molto forte nei Paesi di lingua tedesca e da tempi più recenti anche in Cina, attualmente il brand è distribuito in oltre quaranta Paesi e ha un faro acceso in particolare sull’Italia, dove esiste una filiale già da una dozzina d’anni. Il secondo: riportare Jack Wolfskin al suo DNA originario, ovvero a quel piacere della scoperta e a quel desiderio di restituire alle persone la vicinanza alla natura che avevano ispirato la nascita del marchio.

Innamorarsi (ancora) della natura

Il punto è che «più le persone conoscono la natura, più se ne innamorano, più se ne prendono cura», commenta Carnelli. Mentre parla di questo circolo virtuoso, fuori dalle finestre ci sono le montagne di Livigno, il più settentrionale dei comuni lombardi, a due passi dalla Svizzera. Qui già da un paio d’anni gli escursionisti (ma non solo) possono dedicarsi al plogging, pratica ecologica di origine svedese che consiste nel raccogliere mozziconi, cartacce e altri rifiuti che si possono trovare a terra mentre si fa attività all’aperto o, in questo caso, in montagna. Il kit con pinza e sacchetto si può recuperare nelle strutture ricettive aderenti all’iniziativa o all’Ufficio informazioni di Livigno, che poi si occupa anche di ritirare il sacco pieno e di differenziare ciò che è stato raccolto. Un esempio di quel rewild ourselves, rewild the world che è tra gli slogan del brand: riavvicinarsi alla natura va di pari passo con la sua tutela. Anche per questo Jack Wolfskin sostiene attivamente progetti nazionali e internazionali di diverse organizzazioni che si occupano, ad esempio, di conservazione di specie in via di estinzione o di contrasto al disboscamento selvaggio.

Prodotti dal cuore tedesco, testati outdoor

Ingegnerizzati in Germania, senza ricorrere a tecnologie e membrane di terzi, i prodotti Jack Wolfskin vengono poi testati in ambiente outdoor dal Discovery Team, tra cui spiccano i nomi di Bear Grylls, alpinista e conduttore tv britannico; Martyna Wojciechowska, giornalista, alpinista e viaggiatrice polacca; e Ronan Donovan, biologo della fauna selvatica e fotografo pluripremiato. Anche l’alpinista Reinhold Messner e la moglie Diane sono diventati quest’anno consulenti del neonato Jack Wolfskin Brand Council e membri del Discovery Team. «Dobbiamo impegnarci a proteggere e ripristinare la natura per le generazioni future», aveva dichiarato la coppia in una nota stampa. «Jack Wolfskin e i membri del Brand Council condividono questi valori. Per questo siamo lieti di poter sostenere la società nella sua ricerca di una sostenibilità globale».

Sostenibilità premiata

Cotone biologico certificato al 100%; lana merino, piume e pelle (quest’ultima usata solo per le scarpe) selezionate da fornitori e allevamenti che rispettano determinati standard; componenti riciclati certificati secondo il Global Recycled Standard; niente PFC, PVC, pellicce né lana d’angora: la sostenibilità fa parte del DNA di Jack Wolfskin dalle origini ed è uno sforzo che non si è esaurito nel tempo. Un punto d’orgoglio in fatto di riciclo è la giacca completamente impermeabile Texapore Ecosphere, nella quale non solo i tessuti esterni e le fodere sono realizzati al 100% in poliestere riciclato, ma lo stesso vale per la membrana intermedia tecnica e impermeabile, fatta con una tecnologia unica al mondo. Mentre per la produzione dei tessuti si usano prevalentemente bottiglie in plastica PET, infatti, lo strato intermedio è realizzato riciclando i residui di taglio derivanti dalla produzione delle membrane. Il Textile-to-Textile, cioè il riciclo dei rifiuti tessili che altrimenti andrebbero in discarica, è diventato realtà in Jack Wolfskin un paio di anni fa e oggi ci sono già a catalogo prodotti fatti al 100% con questa modalità “zero waste”. Il processo di produzione Textile-to-Textile è usato ad esempio anche nella Bike Commute Jacket, che ha da poco ricevuto l’EUROBIKE Award 2023. Tra i prodotti Jack Wolfskin premiati negli ultimi due anni ci sono anche lo zaino Traveltopia Duffle 65, durevole e con il 100% di poliestere riciclato, e la Tapeless Jacket, giacca impermeabile traspirante e robusta che, grazie a una nuova tecnologia, permette di risparmiare circa vento metri di nastro per capo. Una delle ultime novità, premiata ai Red Dot Design Award 2023, è Aerorise: un sistema di trasporto innovativo che sostituisce il classico schienale degli zaini da escursionismo con quattro schienali stampati in 3D, che sono dunque più leggeri, adattabili e realizzati senza produrre scarti.

Leggi l’intervista dall’archivio di The Pill a Richard Collier, CEO di Jack Wolfskin