Jakob Schubert

Jakob Schubert: 20 anni di scalate e successi

Inesauribile Jakob Schubert: 20 anni di scalate e successi
Grinta, motivazione e divertimento sono la ricetta per arrampicare (e vincere) anche dopo 20 anni

Il campionato mondiale 2023 di arrampicata sportiva si è svolto a Berna, Svizzera le prime settimane di agosto. Un appuntamento importante, ed il suo ruolo nelle prime qualificazioni per le Olimpiadi ha elevato ulteriormente il suo valore per atleti di tutto il mondo. Jakob Schubert, che qualche settimana fa mi raccontava dell’importanza che aveva per lui questo mondiale, è riuscito, ancora una volta, a salire sul gradino più alto del podio in lead e combined guadagnandosi un one way ticket per Parigi 2024. Scrivere di lui riportando riflessioni e racconti di quando ancora non sapeva come sarebbe andata a Berna, rende il contenuto di questo testo un po’ più speciale.

Per ogni disciplina sportiva, ci sono sempre dei nomi noti a chiunque, anche a chi di questa disciplina non ne sa nulla. Nomi che ritornano così spesso e da così tanto tempo da associarli immediatamente alla loro specialità: Adam Ondra, Stefano Ghisolfi, Alexander Megos… e Jakob Schubert. Atleta Mammut, austriaco nato e cresciuto ad Innsbruck, una delle città Mecca degli sport outdoor dell’arco alpino, Jakob domina lo scenario del climbing da ormai 20 anni. Al suo esordio in Youth World Cup nel 2004 si è classificato 32esimo. Da lì ha scalato blocchi e classifiche fino a vincere titoli mondiali. Il 2011 è stato il suo anno da record: sette vittorie in coppa del mondo consecutive hanno scritto il suo nome nella storia dell’arrampicata. Poco più di dieci anni dopo lo rivediamo sul podio a Villars 2023, mostrando il suo oro insieme ai compagni di sempre Adam Ondra e Alexander Megos; sembra che il tempo si sia fermato ed in un certo senso su quel podio è così. Ma la verità è che di magnesio sulle mani ne è stato messo, di blocchi montati e smontati, di atleti cresciuti e spariti. Di uno sport che è diventato olimpico per la prima volta in modo più o meno valido e apprezzato, e che per la seconda volta inizia ora il suo percorso verso un’olimpiade nuova e migliore dove speed e combined (lead e boulder) sono come per loro caratteristica, due sport diversi e separati. È per questa nuova Olimpiade che uno come Jakob puntava a guadagnarsi il posto già in occasione di Berna 2023… e così ha fatto.

Sono passati dieci anni da quel 2011 da record, e sei ancora sul podio. Ma come fai?
Ovviamente sono abbastanza fiero di riuscire ad essere competitivo ancora oggi dopo così tanti anni. L’esperienza sicuramente aiuta e specialmente in lead credo proprio di essere uno degli atleti più vecchi, cosa che però credo sia un vantaggio perché negli anni ho veramente avuto l’occasione di imparare tanto. La cosa per me più importante però è che mi diverto esattamente allo stesso modo di quando ho iniziato, magari con amici che nel tempo sono cambiati ma posso sicuramente vedermi arrampicare ancora per molto. Sono un ragazzo molto estroverso, amo la compagnia e l’arrampicata è uno sport sociale perfetto per come intendo io l’agonismo. Ho un crew intorno a me ad Innsbruck che è fantastica ed il fatto che il livello sia sempre più alto mi stimola a spingermi sempre più in là, e finché continuerò a divertirmi così, mi vedrete sui blocchi!

Come hai preso questa stagione di gare e che aspettative avevi?
Rispetto al passato in cui partecipavo ad ogni singolo appuntamento per tutta la durata della stagione, adesso preferisco concentrarmi su pochi eventi importanti ed a quelli ad essi preparatori. Mi piace passare il resto del tempo a prepararmi e provare progetti su roccia. Quest’anno il mondiale di Berna vale tutto per me e l’ho veramente preso sul serio: ci sono tre posti per le Olimpiadi da poter occupare facendo top 3 in combined durante questo evento e il mio obiettivo è riservarne uno. Ho avuto la sensazione di essere in forma sin dall’inizio della stagione. Il livello non è mai stato così alto: se negli anni passati vivevo le qualifiche col pensiero che mi bastasse non fare gravi errori, adesso devo veramente dare il massimo per rimanere in gara. In arrampicata un errore ti può sempre rovinare l’intera gara, quindi non puoi mai avere aspettative di vittoria.

Parliamo di roccia. Che progetti hai?
Dopo l’inverno ho passato molto tempo su Elphane un boulder 9a in Svizzera che non sono ancora riuscito a chiudere. A settembre, dopo i mondiali, passerò tre settimane a Flatanger su Project Big – un progetto di Adam Ondra che assieme a lui ho provato nel dicembre scorso ma che non abbiamo ancora completato. Adam ci è ritornato da solo un po’ di volte senza successo e sconsolato mi ha confessato che non sarebbe tornato insieme a me… almeno fino a quando non gli ho detto che avrei trascorso lì tre settimane: so che non resisterà! In più è “unfinished business” e a me non piace lasciare i progetti incompleti.

Palestra, gare, roccia ma anche deep water solo! È appena uscito il tuo ultimo video “Alasha”…
Dopo le olimpiadi era qualcosa che veramente volevo provare. Alcuni amici erano stati a Mallorca e mi raccontavano di giornate passate a scalare sull’acqua e di quanto fosse fico! Il feeling è quello di una vacanza, cosa che in qualsiasi altro progetto su roccia non accade: sei quasi sempre al freddo per avere la massima tenuta. Dopo essere stato sull’isola in perlustrazione durante una vacanza, sono ritornato appunto dopo le olimpiadi dopo una stagione molto stancante sia mentalmente che fisicamente. Lì era perfetto per riposare rimanendo attivi grazie ad una nuova sfida, e mi piace sempre l’idea di condividere i progetti che ritengo interessanti per il pubblico, così è nato Alasha.

Oggi sei un’ispirazione per tanti arrampicatori giovani e meno giovani. Chi invece ispira te?
Non direi che ho una persona in particolare, ma nella mia vita ho avuto molti esempi e ne ho tuttora; non devono necessariamente essere più adulti di me, al momento i giovani climber mi ispirano moltissimo! Se vuoi essere il migliore devi continuamente osservare gli altri e provare ad imparare dal loro stile e dalle cose in cui sono migliori di te. Ovviamente anche Adam è stato da sempre un riferimento, ma allo stesso tempo ho avuto la fortuna di entrare nel mondo dell’arrampicata ad Innsbruck, dove ero circondato da fortissimi atleti. Il mio partner è sempre stato David Lama, un incredibile scalatore così come Kilian Fischhuber, Jorg Verhoeven, Anna Stöhr, Angela Eiter. Ognuno di loro ha avuto un ruolo nella mia carriera e vita.

Sei con Mammut dal 2014, com’è fare parte del team?
Faccio parte del team da molto tempo, quasi dagli inizi. Più recentemente, anche Adam e Alberto Ginés López, vincitore alle olimpiadi sono entrati a far parte della squadra. Io ed Adam potremmo parlare di arrampicata per ore, giorni mesi! Non esauriamo mai gli argomenti e le idee. Fare parte dello stesso team rende ogni idea più facile e realizzabile ed è molto interessante il fatto che gli atleti sono tutti provenienti da diverse discipline.

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