Image Alt

Learning to drown, Jess Kimura

La pazzia mi visita almeno due volte al giorno.” Alda Merini

Dov’è su e dove giù? 

Le onde mi frullano. 

Cerco di riemergere ma mi schiacciano giù. 

Non riesco a respirare.

Sto affogando.  

Metà giapponese e metà belga, viene spesso scambiata per nativa americana, dice. Jess Kimura fa parte dell’élite di snowboarder più influenti del mondo. È una a cui piace “smuovere”, in tutti in sensi: ESPN inserisce il suo nome nell’elenco delle 50 persone più influenti negli sport estremi, sponsorizza e crea eventi a supporto delle giovani snowboarder, vince più volte i TransWorld Snowboarding Riders’ Poll Awards, e sfonda nel cinema, girando documentari come The Uninvited, uscito nel 2018, con una produzione tutta femminile, featuring aspiranti snowboarder, donne con più talento che budget.

Cresce nel paradiso della powder, British Columbia. A 14 anni fa il suo primo backflip e trova la sua ragione per alzarsi dal letto la mattina. Gareggia nello slopestyle, halfpipe e boardercross, prima di trovare la sua casa nello urban snowboard. Non si fa mancare niente e diventa una pro anche nel backcountry. Lavora in un cantiere edile fino al 2011. Pattina e suona la chitarra. Nei suoi trentasette anni di vita rischia di affogare diverse volte. 

In ordine sparso: le viene diagnosticata la depressione, passa diversi mesi in ospedale a seguito di svariati incidenti, le viene diagnosticata la schizofrenia, il suo fidanzato, Mark Dickson, muore in un incidente. I medici le dicono che non potrà mai diventare una snowboarder e le danno una raffica di pillole. Lei stessa pensa di non avere abbastanza talento. Sente di essersi trasformata in un robot. Mette su svariati chili. Nel video autobiografico Learning To Drown, nel quale Jess parla della malattia mentale e della morte, la si vede guidare un vecchio camion Ford imbullonato a un camper Bigfoot degli anni ’80 fino a Baja, per fare surf e riabilitazione dopo un infortunio alla caviglia. 

Jess raccontami chi sei. Parola tabù: snowboard.
Sono unatleta e una filmmaker canadese. 

Perché vale la pena alzarsi la mattina secondo te?
A volte è difficile per me alzarmi dal letto, soprattutto se non ho in programma qualcosa di divertente per la giornata o sono senza ho uno scopo preciso. Questa è la conseguenza che hanno su di me le mie ferite, che fanno ancora molto male. Cerco comunque di impormi di continuare a sollevarmi e provare ad avere delle ragioni per andare avanti, cose belle per le quali vale la pena vivere. Altrimenti so che per me il rischio è di sprofondare di nuovo in un buco nero. 

C’è qualcosa che lega il surf e lo snowboard. Cos’è?
Sentirsi liberi in uno stato di flusso continuo, semplicemente in grado di esprimersi con ogni briciolo del nostro corpo. 

I medici ti hanno diagnosticato la depressione e la schizofrenia. Dicevano che non saresti mai diventata una snowboarder. La pazzia mi visita almeno due volte al giorno” diceva Alda Merini, una poetessa italiana. Chi decide chi è normale?
Penso che sia normale essere anormali. È qualcosa che sto scoprendo dopo aver condiviso la mia storia e ascoltato così tante persone che hanno avuto esperienze simili alle mie e problemi affini.

Cerchi di coinvolgere i giovani, in particolare le donne, nei tuoi progetti video-sportivi, è un bisogno di amore che ti spinge farlo o ci sono altre ragioni?
Lo faccio perché voglio condividere tutto quello che ho con le altre persone. Sono riuscita a diventare la persona che avrei voluto essere quando ero più giovane e sono orgogliosa di questo e di chi sono. Vorrei aiutare come posso le ragazze, per guidarle se riesco e magari rendere il loro viaggio un po’ più facile.

Hai detto che hai imparato a stare bene da sola con te stessa. Perché è importante secondo te?
Siamo bloccati dentro noi stessi, è l’unica certezza che abbiamo per tutta la nostra vita. Dobbiamo imparare a convivere con chi siamo. Così ho pensato che tanto valeva imparare a divertirmi, anche da sola.

Tre cose che odi?
Odio è una parola forte! Comunque: non mi piace disfare le valigie dopo aver fatto un viaggio, quando le persone usano il loro potere per ferire gli altri, e gli effetti dei filtri bellezza sui social media.

Chi sarai in una prossima ipotetica vita?
Un uccello che surfa (surfing bird), se sarò fortunata.