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Lo Spirito Trail esiste ancora?

Lo Spirito Trail esiste ancora?

Il 26 novembre un gruppo di corridori si è trovato sui Colli Euganei per correre un Trail Autogestito, a 15 anni di distanza dal primo. I Trail Autogestiti, o TA, erano corse di gruppo autorganizzate agli albori del trail italiano, quando il numero di gare di trail era ancora esiguo. Avevano lo scopo di unire persone appassionate della stessa cosa, farle incontrare e conoscere. Leggo da una vecchia intervista a Francesco Battaglin, intervistato dal sottoscritto: “in quegli anni si correvano i TA (trail autogestiti) con uno spirito leggero, senza competizione, tutti assieme, aspettando che il gruppo tornasse a ricompattarsi per poi ripartire. Ripeto: tutti assieme! I ‘miti’ correvano tra e con noi. E raccontavano dell’UTMB o di altre corsette che vedevo (e non solo io) come sovrumane: parevano astronauti. E alla fine i 3T (terzo tempo) luculliani. Ognuno portava qualcosa.”

Spirito Trail, la rivista simbolo di quel periodo, il 27 novembre ha pubblicato un articolo sull’evento del 26 novembre intitolato “Lo spirito trail esiste ancora”. Leggo dall’articolo: “Non staremo qui a propinarvi la storia di Spirito Trail: come è nato il forum, poi la rivista, la community che anche oggi si ritrova sul web per parlare di trail running. Ci limitiamo a farvi partecipi di una reunion che ha avuto luogo domenica 26 novembre sui Colli Euganei, vicino a Padova. Gli invitati erano i ‘dinosauri’ del trail, quelli che 15 anni fa si trovavano in ogni parte d’Italia per partecipare ai cosiddetti ‘trail autogestiti’.”

L’articolo continua, poi se vi interessa andate a leggervelo integralmente sul sito di Spirito Trail, “il trail autogestito del 26 novembre 2023 […] ha sancito una piacevole verità: lo spirito trail esiste ancora. Lo si è percepito dai sorrisi dei partecipanti, dalla gioia di rivedersi, con i capelli brizzolati e le cartilagini ormai inesistenti, dal tempo che sembra non essere passato per questi dinosauri che in un modo o nell’altro sono rimasti legati al mondo del trail running.” L’evento è stato anche l’occasione per ricordare alcune persone scomparse in questi anni, raccontano alcuni dei presenti, in modo sobrio e emozionante.

Al di là del Trail Autogestito del 26, che deve essere stato senza dubbio molto bello e importante per chi ha partecipato, la domanda che sorge spontanea a partire dall’articolo di Spirito Trail è la seguente: possiamo davvero dire che lo ‘spirito trail’ esiste ancora, e quel modo di vivere lo sport è ancora vivo, perché alcune persone, anche importanti per la nascita di questo sport in Italia, hanno fatto una reunion? E se sì, avevamo bisogno di questo per saperlo? Sono sicuro che l’articolo di Spirito Trail fosse molto più innocente e non voleva indurre particolari dietrologie, ma prendiamolo a pretesto: la domanda resta. Se non altro per guardarci indietro e vedere dove siamo finiti.

 

Intanto, cos’è lo spirito trail? Il numero 127 di Spirito Trail (agosto 2019) si poneva proprio questa domanda, e cercava di rispondere attraverso i pensieri di alcuni personaggi, atleti, corridori, ragazzini (io). Le risposte erano tante, alcune più intelligenti, altre scritte meglio, ma quella che in qualche modo le racchiudeva tutte insieme era quella di Francesco Rigodanza: “Credo che lo Spirito Trail sia l’insieme di piccole cose che se vissute nel giusto modo rendono il nostro sport speciale. […] Quando giocavo a Basket lo chiamavamo ‘spogliatoio’, quando giocavo a calcetto ‘spirito di squadra’, e quando passavo i pomeriggi a mangiare Kebab e giocare con gli amici alla Playstation la definivamo ‘bea vita’. Ognuna di queste cose mi ha fatto stare bene a suo tempo, perché era vivere bene la cosa speciale di cui avevo bisogno, come lo ‘spirito trail’ adesso”.

In 15 anni lo sport è cresciuto, ed è anche cambiato, e non solo a livello internazionale. Ma è cambiato come cambiano tutte le cose in 15 anni. Per certi aspetti è peggiorato, per altri è migliorato, e anche molto. La differenza principale tra il trail di oggi e il trail di allora probabilmente è che oggi è tutto un po’ più complesso, e ci sono molti più modi diversi di viverlo. È come se all’interno di un’unica nicchia si fossero create tante altre piccole tendenze. 15 anni fa non c’erano atleti professionisti, non c’erano ambassador, non c’erano influencer. Oggi ci sono tutte queste cose, e ci sono capi di abbigliamento costosi, grandi circuiti, gare partecipate, eventi, insomma lo sport si è ingrandito ed è diventato più commerciale.

Oggi, a differenza di allora, la parola community è sulla bocca di tutti, ma molto spesso si usa a sproposito per indicare quelli che sono più che altro dei gruppi, di corridori o di amici. Gruppi talvolta spontanei, talvolta meno, talvolta mossi da fini commerciali, che più che sembrare gruppi di corridori sembrano gruppi di poser. A pensarci bene, forse era molto più una community quella di 15 anni fa: tutti si conoscevano, tutti partecipavano a tutti gli eventi, e la scena trail era davvero una scena, più o meno coesa. Forse. Perché, se è vero che oggi esistono tutte le cose di cui sopra, esistono anche tanti gruppi spontanei che si trovano a correre insieme, e a bere una birra e mangiare una pizza alla fine. Ed esistono ancora tante corse autorganizzate, in cui a volte ci si aspetta, altre volte si corre a testa bassa senza voltarsi indietro per soffrire tutti allo stesso modo. Magari non si chiamano più Trail Autogestiti, ma non è molto diverso. Insomma, quel modo di vivere lo sport non è finito.

Alcune cose, in 15 anni, sono anche migliorate. La scena del trail ha acquisito un po’ più consapevolezza su alcuni temi, come le tendenze alimentari, l’inclusione di genere, e se non ha acquisito consapevolezza quantomeno sono diventati argomenti di cui si parla, magari poco o non abbastanza ma si fa, e oggi pubblicare un post sessista su una pagina di meme a tema Trailrunning non è più una cosa che si lascia cadere nel vuoto.

Il trail è cambiato, ma sarebbe ingiusto dire che si è persa quella spontaneità, soltanto perché sono arrivate cose nuove. E lo spirito di squadra, lo spogliatoio, la bea vita, come li chiamava Rigodanza, ci sono sempre stati e continueranno a esserci, nel trail, fuori dal trail, e senza il trail. Se è questo lo spirito trail.

Se invece lo spirito trail è quel preciso momento storico, fatto di persone con un nome e cognome, persone grazie alle quali ho iniziato a correre e ho iniziato a scrivere di questo sport, persone per cui ho profondo rispetto e a cui dobbiamo riconoscere il merito di aver creato questo sport dal nulla, ma se lo spirito trail non è più un modo di vivere il trail, ma è quel preciso momento, allora non esiste più. Non esiste più perché sono passati 15 anni e le cose cambiano. In bene o in male ha poca importanza.
“Cos’era lo spirito trail?”
“Spirito trail è stato un nome fortunato.”

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