Moncler, il tempo e la resilienza

Storie di brand heritage e tenaci conquiste

Moncler, il tempo e la resilienza

Storie di brand heritage e tenaci conquiste

By Lisa Misconel

Un marchio nato in alta quota completamente a suo agio per le strade di Milano così come a 2112m; una struttura sopravvissuta a tempo ed innovazione che stupisce ancora dopo sessant’anni ed un uomo capace di rialzarsi da ogni caduta raggiungendo i propri obbiettivi a qualsiasi costo. Moncler, il tempo e la resilienza.

 

Siamo negli anni ’60, Crans Montana, Svizzera. Lo sci alpino ha subito una forte spinta ed è diventato il motore per l’economia di molte località montane. La cabinovia Chetseron funziona a pieno ritmo portando man mano gli sciatori sopra i 2000m dove inizieranno le loro discese. Tutt’intorno, un incredibile panorama a 360 gradi che ci permette di scorgere in lontananza fino al Monte Bianco e Cervino.

Quasi 70 anni dopo, una musica new age riempie l’aria di una soleggiata giornata di dicembre. Una dj si muove a ritmo mentre il sole riscalda le decine di sciatori che stanno assaporando il loro pranzo presso l’esclusivo hotel e ristorante Chetzeron. Dal 2003 l’antica cabinovia è stata riqualificata e trasformata in un’oasi in mezzo alla neve.

Un logo assieme alla sua storia, spicca lucente sulla parete di questa chicca di alta montagna: Moncler Grenoble. In sei settimane il marchio ha portato una parte di sé a 2112m lasciando la propria firma su cuscini, tovagliette, decorazioni e proponendo un pop up store proprio lì dove una volta arrivava la cabinovia.

Per questa occasione Moncler ha portato centinaia di persone provenienti da ogni parte del mondo a vivere due giorni di aria pura sci ai piedi e godersi i sapori del territorio svizzero a km0. Scaglionate a gruppi di qualche decina, ognuna ha potuto conoscere e testare la nuova collezione High Performance, dalle altissime proprietà tecniche pensata per sciatori professionisti ed appassionati che cercano il massimo.

Parlando poi di High Performance, uno skier in particolare saltellava qua e là per le piste del resort in cui per anni si è allenato mostrando qualche secret spot e raccontando aneddoti da vera local legend: Kevin Rolland, occhi neri e resilienza. Ci porta a scoprire le zone meno frequentate, i punti panoramici più suggestivi e i luoghi che abbiamo visto in qualche edit famoso. Completamente al suo agio in un total look dall’aspetto baggy che come ci racconta è il suo go-to: “Vestirsi larghi aiuta a nascondere gli errori durante i trick, per questo noi freeskier amiamo vestirci così. Non è solo una questione di stile”. Da quando il resort dove ha imparato i primi trick a La Plagne ha chiuso, fra una gara e l’altra Crans era una delle sue basi d’allenamento più frequenti, e per questo qui si sente proprio come a casa.

Il freeskier francese re dell’half pipe ha vinto un po’ di tutto nella sua carriera: dal bronzo alle olimpiadi, all’oro, due argenti e un bronzo dei mondiali, ai numerosi titoli ad eventi del calibro degli X Games. Nel 2019 vincere tutto non gli bastava più e si è così lanciato in un’avventura che gli ha cambiato la vita: battere il record di altezza di un salto da un quarter pipe. Abbiamo approfondito la sua storia attraverso momenti, parole ed immagini del suo film “Resilience”. Questa parola esprime a pieno l’essenza di Kevin, per il quale “a crush… is just a crush”.  E se è caduto 100, si è rialzato 101 prendendo la rincorsa per lanciarsi nel pipe delle Olimpiadi e prendersi un sesto posto. Un sesto posto che vale più dell’oro se si pensa che tre anni prima il suo tentativo di record lo aveva scaraventato in coma su un lettino di ospedale per tre giorni. Ma questa storia è davvero troppo grande ed avrebbe bisogno di un articolo a sé. Era però doveroso spiegare perché Kevin Rolland è tutto occhi neri e resilienza.

Uno con le idee così chiare, è ben convinto anche sui mezzi che vuole utilizzare per raggiungere i suoi obbiettivi. Fa molta attenzione ai tessuti, colori e sensazioni che gli danno i capi e vederlo perfettamente a suo agio in un completo High Performance fa sentire noi comuni mortali come se non ce lo meritassimo davvero, di sciare con quel livello di qualità indosso.

 

“A volte noi atleti utilizziamo abbigliamento così tecnico che sembra di chiudersi in un involucro rigido. Moncler ha trovato il modo di creare capi dal feeling morbido e flessibile che rimangono estremamente performanti lasciando agli atleti come me tutta la libertà di movimento che necessitiamo durante trick e salti.”

 

A bejing poi si parlava di temperature sui -35…  un capo che tiene caldo in quelle condizioni non ha bisogno di altre descrizioni.

The Pill era ben visibile sulla neve di Crans, grazie al completo crazy pink Chanavey che abbiamo potuto testare. Giacca imbottita con cuciture termonastrate dall’estetica pulita e linee semplici. Siamo rimasti al caldo durante le curve più rilassate del pomeriggio ma la libertà di movimento per la sessione di early morning sulle piste immacolate era massima! D’altra parte non stiamo parlando di un novellino nel campo della montagna ma di 70 anni di brand heritage ed esperienza nell’outdoor.

Una perfetta sintonia si crea fra i tre elementi: una location sopravvissuta a tempo ed innovazione reinventandosi e mantenendo la sua spettacolare anima che stupisce anche dopo sessant’anni, un marchio nato in alta quota in grado essere completamente a suo agio per le strade di Milano così come a 2112m ed un uomo capace di rialzarsi con tenacia da ogni caduta e raggiungere i propri obbiettivi a qualsiasi costo. È per questo che a Crans Montana si è raccontata una bella storia: di tempo, resilienza e percorsi che col tempo ci vanno a braccetto, aumentando il proprio valore.

Puoi scoprire di più sulla collezione Moncler Grenoble High Performance qui.