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Nadir Maguet, il mago dei FKT

Originario di Torgnon, Valle d’Aosta, Nadir Maguet è atleta del Centro Sportivo Esercito. Durante la scorsa estate ha stabilito tre nuovi FKT su tre montagne simbolo dell’arco alpino: il Piz Bernina (via Biancograt, 2:44:13), l’Ortles (via Hintergrat, 1:43:12) e Grossglockner (via Stüdlgrat, 1:30:23). È proprio Nadir, il Mago, a raccontarci i retroscena di questa sua nuova impresa.

Spiega ai profani il significato e il motivo di stabilire una FKT.

FKT è una sigla che in inglese sta per “Fastest Know Time”, tradotto letteralmente “il tempo più veloce conosciuto”. Non è un record ufficiale, si basa sulla fiducia e sui dati riportati dall’orologio, in particolare la traccia GPS con i tempi intermedi della prestazione. È una quasi certezza. FKT è un modo per stabilire un tempo cronometrico, che sia di salita e discesa o solo salita, come nel mio caso. Alla fine, è uno stimolo per gli atleti di mettersi alla prova.

Sempre per i profani… Chi è Nadir Maguet, il Mago?

Sono un ragazzo, ormai non più troppo giovane, che ha fatto sport agonistico fin da piccolo. Ho iniziato con lo sci di fondo a due anni grazie a mio papà. Ho provato diversi sport: biathlon e bicicletta in primis. Solo nel momento in cui mi sono imbattuto nello scialpinismo ho trovato parte della mia vera natura: vivere appieno la montagna in una forma più libera, selvatica, veloce. Amo godermi la montagna, soprattutto in solitudine. Avere del tempo esclusivamente per me stesso mi fa stare bene, soprattutto quando posso scappare dal caos e dalla frenesia di tutti i giorni.

Si può azzardare nel dire che stai avendo un cambio di rotta? In quali mari ti piacerebbe navigare?

Non direi proprio un cambio di rotta, quanto piuttosto una trasformazione naturale del mio essere atleta. Non mi sono mai soffermato a lungo su una determinata disciplina, ma ho sempre variato il più possibile in base alle mie passioni e a quello che mi piace fare. So di trovarmi in una fase della mia carriera in cui ho le idee molto chiare su chi sarò tra 5/10 anni. E la polivalenza in questo senso ha sempre giocato un ruolo fondamentale: oltre a mantenermi sempre motivato in ciò che faccio, mi fa sentire felice. La monotonia annoia.

Raccontaci del tuo progetto estivo.

È nato dalla passione che ho ritrovato negli ultimi anni frequentando la montagna e facendo alpinismo. È stato soprattutto grazie a François Cazzanelli, mio mentore in questo ambiente, se ho potuto assorbire la passione nell’immaginare, elaborare e realizzare progetti in montagna. Con François ho capito che, combinando le mie caratteristiche atletiche e le mie doti tecniche in montagna, ci sarebbe stato spazio per creare qualcosa di diverso, qualcosa che andasse oltre a me stesso. E questi FKT sono stati un vero e proprio test per capire se in futuro sarò all’altezza di mettermi in gioco da solo su obiettivi ben più ardui. È stata un’estate ricca di soddisfazioni, un’estate che mi ha mostrato quello che mi piace davvero fare.

Quanto sforzo mentale e fisico serve per stabilire questi record? E quanto sforzo organizzativo?

Tutti quanti in egual misura, direi. Organizzare significa pianificare ogni singolo FKT, sia dal punto di vista materiale, metereologico, comunicativo ecc. Lo sforzo mentale invece si attua ogni volta che c’è da prendere una decisione, c’è sempre il dubbio se quello che sto facendo sia giusto o sbagliato. Questo sforzo si ritrova anche durante il tentativo di compiere il record, essendo creste che richiedono una dote alpinistica. Per esempio, ci sono tratti in cui essere da soli senza un compagno di cordata richiede molta concentrazione e attenzione. Lo sforzo fisico invece mi accompagna ogni singolo giorno di allenamento per la preparazione a questo tipo di obiettivi. In fondo, il giorno del tentativo è solo il momento in cui ci si esprime al 100% dopo mesi di preparazione.

Ci sono state persone che ti hanno aiutato?

Un aspetto che mi piace nel momento in cui ci si cimenta in un progetto personale come questo è proprio creare un cerchia di persone che ti sostengono e che ti accompagnano nell’impresa. Per me sono stati familiari e amici, nei quali nutro una fiducia cieca. Mi hanno supportato durante la preparazione e i giorni dei tentativi dei record. Ne approfitto per ringraziare soprattutto Robert Antonioli, Gianluca Vanzetta e Manfred Reichegger che hanno sacrificato parte del loro tempo per me.

Parliamo della sicurezza. Quanto è sicuro (o pericoloso) muoversi così velocemente in montagna?

Per me essere veloci in montagna è sinonimo di sicurezza. Al giorno d’oggi, con i materiali super leggeri e performanti che le aziende riescono a fornire a noi atleti, viaggiare veloci in montagna equivale a spendere minor tempo al pericolo. Il fatto di andarci veloce da solo è un aspetto personale e, se vogliamo, egoista. Però, le emozioni si moltiplicano. La più bella sensazione che ho avuto durante i miei FKT è stata nei punti più tecnici delle salite, perché era come se fossi entrato in una bolla: la mia mente era completamente focalizzata su quello che stavo facendo. Adrenalina pura. Poi sono anche dell’idea che condividere vie in montagna con gli amici, in cordata, sia qualcosa di veramente unico. Sta ad ognuno di noi decidere come vivere le esperienze in montagna, non c’è un giusto o sbagliato ma solo quello che più ci fa star bene.

Vedi il Fast & Light come un discendente dell’alpinismo o pensi che siano due attività su binari paralleli?

Il Fast & Light può essere un discendente dell’alpinismo, soprattutto se consideriamo la ricerca e il continuo sviluppo dei materiali da parte delle aziende. Gli alpinisti hanno sempre cercato nuove sfide e la tecnologia permette a questa attività di assumere sfaccettature sempre nuove. Il Fast & Light è uno stile alpinistico che racchiude non solo le capacità tecniche ma anche le doti fisiche e mentali degli alpinisti.

Parlaci dell’attrezzatura e delle scarpe con cui hai affrontato queste salite.

Lo scarpone che ho usato si chiama Aequilibrium Speed, ideato e sviluppato da La Sportiva in collaborazione con noi ambassador appositamente per questo stile di salite veloci. Nella fase di sviluppo io ed altri atleti abbiamo portato i nostri feedback al fine di creare uno scarpone molto leggero ma allo stesso tempo performante su terreni alpinistici. Penso che possa essere una calzatura utilizzata soprattutto per le vie classiche che non richiedono particolari difficoltà tecniche, anche da persone che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’alpinismo.

Rispondi a una domanda che faresti a te stesso.

Fino a quale limite potrei arrivare nei prossimi anni in questo stile Fast & Light e qual è la mia vera identità in questo immenso ambiente che si chiama alpinismo? La montagna si chiama Cervino. Il record è di sua maestà Kilian. Potrò mai essere all’altezza di un obiettivo così difficile?