SCARPA Ribelle | Intervista a Hervè Barmasse

SCARPA Ribelle Tech 3 HD: intervista a Hervé Barmasse

By Davide Fioraso

Photos Denis Piccolo

SCARPA Ribelle Tech 3 HD: Genesi di un’icona

Intervista a Hervé Barmasse e Francesco Favilli

Nel mettere insieme una storia come questa ho deciso di procedere per gradi, fissare dei riferimenti temporali ben precisi. E allora partiamo dall’inizio, da una data, quella che ha definitivamente segnato il “nuovo passo verso il futuro” delle calzature da montagna: il 5 febbraio 2017. Quel giorno, tra i padiglioni della fiera di Monaco, con la vittoria del prestigioso ISPO Awards come «Product of the Year», si ufficializzava l’ingresso di Ribelle Tech OD, lo scarpone che avrebbe rivoluzionato per sempre il mondo dell’alpinismo. Un matrimonio tecnologico e innovativo fra una scarpa da trail running ed uno scarpone da montagna, un concetto in grado di regalare agli appassionati un nuovo standard in fatto di comfort e prestazioni. Per la prima volta, con la stessa scarpa, si poteva partire da valle e raggiungere la vetta; un cambio totale di prospettiva per qualsiasi alpinista. Ma per arrivare a questo si è dovuto rimettere in gioco la tradizione, guardare il progetto da un punto di vista completamente nuovo. Escludere qualsiasi altro termine di paragone.

Per conoscere la storia di Ribelle, e comprendere l’evoluzione che ha portato a SCARPA Ribelle Tech 3 HD, abbiamo interpellato una delle persone chiave del suo sviluppo. Uno dei protagonisti, uno che, quel giorno del 2015, sedeva al tavolo di Viale Enrico Fermi: Hervé Barmasse. Con lui anche Francesco Favilli, brand manager di SCARPA.

Ribelle. Quand’è che questa parola ha iniziato a circolare in SCARPA e nel mondo dell’alpinismo?

Hervé: «sono passati ormai diversi anni. Era il 2015. Io ed Ueli Steck volevamo creare uno scarpone in grado di soddisfare le nostre esigenze, quello di un alpinismo veloce, un alpinismo “comodo”. Questo prodotto doveva coniugare la calzata di una scarpa da trail running ed al tempo stesso garantire le caratteristiche di uno scarpone da montagna: doveva essere caldo, impermeabile, ramponabile. Ci siamo seduti attorno ad un tavolo, ad Asolo, ed abbiamo iniziato a portare le nostre idee. Le prime reazioni sembravano voler dire “ma questo non è più uno scarpone da montagna”. Ricordo di aver guardato il Responsabile Modelleria e di avergli detto: “Eh ma noi dobbiamo creare uno scarpone ribelle, uno scarpone che porti ad un nuovo modo di andare in montagna, che sia tecnico ma al tempo stesso garantisca performance, leggerezza e velocità”. Fu da quel momento che iniziammo a lavorare ai primi prototipi, un lavoro che si concluse con la presentazione del primo Ribelle a ISPO 2017».

«Da quel momento in poi, Ribelle non rappresentò solo uno scarpone in sé, ma un nuovo stile, un nuovo modo di affrontare la montagna».

Hervé: «il suggello del nostro lavoro arrivò pochi mesi dopo, quando lo scarpone era già uscito. Per il test finale feci ricoprire il Ribelle Tech OD con una ghetta in piuma e lo utilizzai allo Shisha Pangma. Salii un 8.000 con uno scarpone pensato prevalentemente per un alpinismo estivo, per le vie classiche delle nostre Alpi. Quello fu l’ultimo, vero, banco di prova*. Quel giorno capii che Ribelle avrebbe aperto la strada a nuovi modelli, che quello sarebbe stato solo il punto di inizio da cui trarre spunto per sviluppare una vera e propria serie. Dovevamo dare ulteriore seguito a quell’idea, nata da una semplice riunione, in quell’ufficio di Asolo».

«Ribelle non è solo uno scarpone. Ribelle è un concetto. Avevamo chiesto di sviluppare uno scarpone che seguisse questo nuovo modo di andare in montagna, veloce, dinamico, di cui Ueli era stato sicuramente un grande protagonista»

Innovare significa esplorare il delicato confine che esiste tra performance e versatilità, approfittando di tecnologie e materiali all’avanguardia, dell’esperienza degli ambassador e del lavoro continuo ed appassionato di chi progetta e costruisce. ​Nel concepire Ribelle, SCARPA aveva bene in mente dove stava andando: non si trattava di evoluzione, ma di rivoluzione. “Lo abbiamo chiamato Ribelle perché per noi era una rivoluzione; volevamo cambiare le regole del gioco su come muoversi in montagna”. Nel 2020 Ribelle compie un ulteriore passo avanti, provando a migliorarsi ancora. Nasce Ribelle Tech 2.0.

Hervé: «all’inizio, devo essere sincero, qualcuno ci guardava dicendo “sì ma sarà uno scarpone che non utilizzerà nessuno”. Quando è uscito Ribelle Tech OD, dovunque ti girassi spuntavano calzature arancioni. Si capiva che in qualche modo avevamo rivoluzionato il mercato, il modo di andare in montagna. Ma Ribelle, ripeto, è un concetto, il concetto di vivere la montagna in modo differente, in un modo che non si era mai visto. E questo ha aperto una nuova strada anche alle altre aziende. Quello che successivamente abbiamo fatto, non è stato altro che rinnovarci. Con Ribelle Tech 2.0 abbiamo migliorato l’allacciatura, grazie un innovativo sistema overlapping integrato con la tomaia per una sensazione di totale avvolgimento. La membrana impermeabile OutDry è stata sostituita dalla versione HDry. La fodera interna è stata divisa in due parti, con isolamento differenziato per porre maggiore attenzione sulla parte di scarpone che tende più facilmente a raffreddarsi, come l’avampiede».

E infine, dopo altri 3 anni, si arriva all’ultimo nato: Ribelle Tech 3 HD.

Francesco: «in un mondo in continua evoluzione, così veloce e dinamico, non si può stare fermi. Così abbiamo sempre lavorato, così continueremo a muoverci nello sviluppo prodotto, così è stato per Ribelle Tech. Ci siamo chiesti se si poteva fare ancora qualcosa rispetto alle precedenti versioni, se un prodotto del genere poteva essere ulteriormente migliorato. Ribelle Tech 3 HD è nato sotto questa ottica: scardinare ancora una volta i preconcetti dell’alpinismo e cercare di ampliare gli orizzonti di chi vive la montagna a 360°. Oggi, il nuovo Ribelle, con maggiore tecnicità ed efficienza, rappresenta un’ulteriore evoluzione dello scarpone da montagna all-round. Abbiamo mantenuto la tomaia a calza, realizzata con tecnologia knit. L’abbiamo leggermente modificata per avere un maggiore avvolgimento nella zona del polpaccio ed evitare che detriti o neve possano entrare all’interno della ghetta. Abbiamo rivisto i volumi della punta per aumentare la precisione in fase di scalata. Abbiamo introdotto un’allacciatura doppia: una prima parte in grado di customizzare il fit sull’avampiede, con una tecnologia speed lacing derivata dal mondo del trail running, a cui si aggiunge un sistema a strap in velcro sul collo della caviglia per regolarne la mobilità a seconda della fase. Una caratteristica su tutte da sottolineare la troviamo sul nuovo sistema suola che vede per la prima volta l’introduzione di un drop 6 su uno scarpone ramponabile da alpinismo (differenziale tacco-punta che solitamente si attesta sui 10-12 mm). Siamo riusciti a farlo arretrando l’inserto rampone e andando ad affogare il tallone nell’intersuola. Questo consente di avere una camminata più naturale ed efficiente, riducendo l’affaticamento del polpaccio. Ultima provocazione l’abbiamo riservata alla mescola del battistrada, con l’utilizzo, per la prima volta nel mondo dell’alpinismo ramponabile, di una mescola Megagrip by Vibram, solitamente impiegata nell’approach o nel trail running. Gomma morbida che si adatta perfettamente ad uno scarpone fast & light come questo».

Hervé: «non bisogna dimenticare che alle grandi prestazioni bisogna abbinare il concetto di comodità. Dovete pensare che quando si va in montagna c’è una prima parte di avvicinamento, e con Tech 3 questa può essere affrontata con molto più comfort, se paragonata ad altri modelli sul mercato. Questo consente di sprecare meno energia e restituirla alla scalata. Sulla parte tecnica ovviamente non tradisce e sposa perfettamente le esigenze che si possono avere su manto nevoso, roccia, creste. In tutto quello che è alpinismo classico, Ribelle Tech 3 soddisfa le esigenze di chiunque».

Le novità tecniche che ci possono essere su Ribelle, vengono trasmesse di riflesso su calzature differenti, come per esempio quelle dedicate al trail running o al trekking?

Hervè: «si deve pensare che quando si sviluppa un prodotto si deve passare attraverso una fase di prototipazione. Prototipi che sono raffinati e di alta qualità, di uno standard che a volte non può neanche essere proposto al consumatore finale. Nel primo Ribelle, ad esempio, il prototipo pesava 100 g in meno perché i ramponi erano avvitati direttamente alla tomaia; chiaro che questo è improponibile al mercato. Quello che facciamo è estremizzare tutti i concetti, arrivare all’apice della piramide, e a cascata scendere per proporre le soluzioni migliori, adatte anche a segmenti come il trekking o l’approach. Quello che sicuramente rimane nel modo di affrontare lo sviluppo di un prodotto nuovo è che non si scende mai a compromessi, nella qualità delle membrane, della gomma, delle tomaie. SCARPA cerca sempre il massimo, anche nella volontà di arrivare ad un prodotto finale che soddisfi le esigenze di tutti».

Francesco: «c’è una cosa di Hervé che mi fa sorridere. È il ricordo di quando partivamo per l’avvicinamento al Cerro Piergiorgio, in Patagonia. In casa aveva un suo bilancino, con il quale pesava ogni cosa. Se c’è un aspetto che ha sempre spinto, in ogni sviluppo prodotto, è proprio quello, trovare il giusto compromesso tra leggerezza e durabilità. Ridurre il peso il più possibile per fare meno fatica in scalata e in avvicinamento».

Hervé: «a tutti piace fare fatica per raggiungere il proprio obiettivo. È ciò che ci motiva. Ma i prodotti devono essere innovativi, devono dare la possibilità a tutti di migliorare. È ovvio che se si riesce ad avere uno scarpone più leggero, con le medesime caratteristiche di uno più pesante, questo contribuirà a migliorare la performance. Ecco perché si gioca molto sul peso. Non c’è uno studio vero e proprio, ma se noi abbiamo 100 g in più sui piedi, è come se avessimo 1 kg in più nello zaino; questo per dare un termine di paragone. Su questo ho sempre cercato di spingere il più possibile. Ovvio che a volte si va ad estremizzare un concetto per poi tornare indietro fino a trovare un equilibrio. L’alpinista professionista è abituato a farlo; si porta sempre al limite, a volte quel limite cerca di sorpassarlo, altre volte è costretto a fare un passo indietro. L’equilibrio tra performance, comodità, termicità e impermeabilità porta poi al prodotto migliore».

Francesco: «e sono pochi gli atleti visionari che spingono le aziende a migliorarsi costantemente. Ueli ed Hervé sono tra questi, personaggi che hanno ispirato intere generazioni e portato l’alpinismo ad un altro livello. A volte le richieste degli atleti possono sembrare provocazioni; ma senza queste, non si arriverebbe mai ai prodotti che vediamo oggi».

Dove arriverà Ribelle?

Hervé: «dobbiamo pensare che l’alpinismo sta cambiando, come evoluzione di una mentalità e di un approccio differente alla montagna. Basti pensare che una volta il Cervino o il Monte Bianco, si affrontavano in più giorni di scalata; oggi sono tutte salite che si fanno in una giornata sola. Questo cosa significa? Che il nostro approccio è diverso, ma sta cambiando anche qualcos’altro. Purtroppo c’è una crisi climatica in atto, le estati sono sempre più secche e calde, e dunque SCARPA ha già in mente quale potrebbe essere il Ribelle del futuro, un Ribelle 4.0. Quello che sicuramente cercheremo di fare è essere sempre un passo avanti su quella che sarà la nuova concezione di calzature da montagna».

«Per voler andare in montagna in modo diverso, innovativo, con un concetto nuovo, bisogna in qualche modo essere ribelli. Ma ribelli possiamo esserlo tutti. Non c’è bisogno di Ueli Steck, Herve Barmasse o di un alpinista professionista. Quello che noi sostanzialmente studiamo, attraverso dei prototipi, è l’idea di migliorare la prestazione di qualsiasi persona. Questo è l’obietto di SCARPA e rimane il concetto di Ribelle come Rivoluzione».

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