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Advanced Mountain Kit di The North Face: il test di Hervé Barmasse

The North Face ha lanciato un kit di prodotti che promette di essere rivoluzionario per l’alpinismo, parola di chi ha contribuito a idearlo e a testarlo, il re del Cervino Hervé Barmasse.

Ridefinire i contorni di ciò che è considerato possibile: lalpinismo ha a che fare con la deformazione della realtà per come la conosciamo, è in grado di invertire la percezione di quello che è o non è fattibile. Il merito va a giganti della montagna come Hervé Barmasse, ma anche a chi investe in ricerca e sviluppo per ideare prodotti sempre più allavanguardia.

Con Advanced Mountain Kit, The North Face ha creato il set di prodotti per lalpinismo più sofisticato al mondo: cinque tecnologie a strati che massimizzano la performance riducendo il peso. Per tre anni, i designer del brand hanno lavorato gomito a gomito con il proprio team di atleti per arrivare alla definizione di questo equipaggiamento: lobiettivo era quello di creare una sinergia tra gli strati che fosse in grado di garantire impermeabilità, calore e, allo stesso tempo, fluidità e libertà di movimento anche alle altitudini più estreme. 

Hervé Barmasse, alpinista, guida alpina, regista, produttore e atleta del global team The North Face, ha contribuito allideazione e alla fase di test dellAdvanced Mountain Kit insieme ad altri incredibili atleti: David Göttler e Andres Marin. Facevano parte del team anche Hansjörg Auer, David Lama e Jess Roskelley, travolti da una valanga sulla Howse Peak nelle Montagne Rocciose in Canada. 

“Siamo partiti in sei per creare qualcosa che non esisteva, qualcosa che per noi era un sogno: la nostra fantasia di alpinisti ci ha spinti a volere un tipo di equipaggiamento più leggero, più caldo e più performante. The North Face si è messa a disposizione per realizzare il nostro sogno sapendo che quello che avremmo contribuito a creare avrebbe dato a chiunque la possibilità di migliorare la propria prestazione in montagna.”

In cosa Advanced Mountain Kit fa la differenza nella performance?
Nella storia dellalpinismo ci sono prodotti che hanno completamente rivoluzionato il modo di andare in montagna: pensiamo anche solo al moschettone, ai ramponi o alla suola Vibram. AMK rappresenta una svolta altrettanto epocale perché è più caldo dei “tutoni” che si usano sullHimalaya, ma molto più gestibile in termini di peso e di vestibilità: al di là dello stile di scalata, questo rappresenta un turning point. 

Ricordi una volta in cui la giusta attrezzatura ti ha salvato la vita?
Sicuramente sarà successo, in montagna spesso sfiori la morte senza accorgertene. Nel 2017 ho scalato la parete sud dello Shisha Pangma con David Göttler, le previsioni ci davano una finestra di sole 24 ore: noi labbiamo salita in 13 in puro stile alpino, quindi senza portatori d’alta quota, senza corde fisse né bombole di ossigeno. Ci è sembrata una cosa incredibile e quel risultato è stato raggiunto anche grazie allequipaggiamento, che allepoca includeva anche la giacca Ventrix.

La prossima sfida?
La svelerò il 25 dicembre. Parlando di altissima quota mi piacerebbe aprire una nuova via sugli Ottomila, chiaramente in stile alpino, ovvero pulito, senza sherpa, senza ossigeno, senza campi pre-allestiti e senza corde fisse, che sono tutti elementi che sporcano la parete. Per quella che è la mia visione, su una cima o ci salgo con le mie forze e le mie capacità e la lascio pulita, oppure preferisco non farlo. Lunico modo di non lasciare traccia del proprio passaggio è quello di portare su e giù tutto il materiale di cui si ha bisogno per scalare. Purtroppo oggi il 99,9% degli alpinisti che sale sugli Ottomila non ha questa stessa visione. Chi ha un ego smisurato crede che la natura possa essere piegata al volere delluomo, ma non è così. Solo che più esempi del genere ci sono in circolazione e più si continuerà a sporcare la montagna senza chiedersi quali e quanti danni stiamo veramente facendo. 

Messner, il re degli Ottomila, ti ha designato come suo erede…
Al momento gli Ottomila li ho raggiunti solo una volta. Ma lui è sempre andato al di là del compimento di un obiettivo in sé, tanto che allepoca non ne avevo ancora salito nessuno. Per Messner era importante come si fa alpinismo, e quello lo si può fare tanto sullHimalaya quanto sulle Alpi: per lui era cruciale il concetto di avvicinamento alla montagna, la ricerca di nuovi obiettivi. Il miglior alpinista oggi non è quello che fa limpresa epica, ma quello che rispetta lambiente. Una vetta non si giudica dallaltezza, ma dalle emozioni che ti lascia. 

Guida alpina, regista, scrittore, alpinista. In quali di questi ruoli ti riconosci di più?
Montanaro.