Julien Pica Herry, il Pakistan e la Zom Connection

Julien Pica Herry, il Pakistan e la Zom Connection

Originario di Chamonix, Julien “Pica” Herry ha sviluppato il suo stile e la sua tecnica tra i pendii del Monte Bianco, dove secoli di cultura alpinistica hanno lasciato da scoprire solo le linee più dure. Amante della neve farinosa, la sua specialità resta il pendio ripido. Guida Alpina, ma soprattutto freerider e splitboarder come pochi, con più di 40 prime discese, dall’Himalaya alle Alpi. Di lui ricordo un trittico sul Grand Combin de Grafenière messo a segno con Davide Capozzi. Un ragazzo semplice, che ha trovato la sua vocazione nel vivere e condividere le montagne di tutto il mondo.

Julian esplora il Pakistan settentrionale da oltre un decennio, affascinato dalla complessità dei terreni e deliziato dalla calorosa ospitalità della popolazione locale. E ritorna in questa regione himalayana ogni volta che può. Questo legame ha preso una svolta inattesa nel 2019, quando è sopravvissuto ad una valanga nella Valle dell’Hunza, il luogo dove si trova Shangri-La, la terra dove la gioventù è eterna. Con l’amore dimostratogli dopo l’incidente, la comunità locale ha guadagnato il suo profondo rispetto, alimentando il desiderio di restituire loro qualcosa.

L’inverno successivo, Pica ha trovato il modo di assicurare il suo personale riconoscimento: organizzare l’invio di 60 kit da snowboard. Attrezzatura che, grazie anche al supporto di aziende come Jones e club sportivi locali, ha immediatamente attirato l’interesse di decine di rider, di tutte le età e di differenti comunità montane. Spinto dal successo di questa prima donazione, Pica ha dato nuovo impulso al progetto, fondando un’organizzazione chiamata Zom Connection che si dedica allo sviluppo degli sport invernali in Pakistan. Ha reclutato amici da tutto il mondo, iniziando a raccogliere donazioni per consegnare nuova attrezzatura a queste popolazioni fortemente ispirate.

Nel gennaio 2021, Pica e altri otto volontari di Zom Connection si sono recati in Pakistan per consegnare di persona nuovo materiale, stabilire contatti e documentare la situazione. Prima tappa di questo viaggio lo ski resort di Malam Jabba, per presenziare al secondo festival di snowboard organizzato dalla stessa località turistica. Nata alla fine degli anni ’80 su spinta del governo austriaco, ma caduta in disgrazia sotto l’occupazione talebana, dal 2014 la stazione sciistica sta vivendo una seconda giovinezza, grazie ai visitatori delle grandi città spinti fin qui dall’esigenza di nuovi orizzonti di svago. Da un lato oltre 50 snowboarder provenienti dall’Afghanistan, dal distretto di Chitral, dai territori del Gilgit Baltistan e dalla città di Lahore, ansiosi di imparare qualcosa di nuovo dalla cultura occidentale. Dall’altro un gruppo eterogeneo di volenterosi con il desiderio di sensibilizzare e condividere l’amore per gli sport invernali. Prima di lasciare la Francia, Malam Jabba era solo una seggiovia. Dopo cinque giorni passati qui, una grande risorsa per i locali di migliorare le proprie abilità. 

Ma è tempo di raggiungere la destinazione principale di questa missione: la Madaklasht Valley. Un viaggio di otto ore fino alla città di Drosh per incontrare Hasham, presidente dell’Hindu Kush Snow Sports Club. Uno che dedica la sua vita allo sviluppo degli sport invernali in questa propaggine occidentale del Karakorum. Madaklasht è un luogo unico in Pakistan: nella valle vivono circa 3500 persone, di cui 1000 ufficialmente tesserate come skier o snowboarder. Lo sci, introdotto negli anni ’20 dall’esercito britannico, è diventato parte della comunità che lo ha mantenuto come tradizione locale. Negli ultimi tempi, grazie agli smartphone ed alla tecnologia, ai rider locali si sono aperte le porte della scena internazionale. Offrire loro la possibilità di mettere mano su attrezzature più moderne per poter esplorare gli angoli nascosti di questo magnifico parco giochi era esattamente il motivo di questo viaggio. A novembre 2020, Pica e soci avevano imballato e spedito qui un paio di tonnellate di attrezzatura. Sci, snowboard, splitboard, pattini da ghiaccio che rimarranno di proprietà di Zom Connection, controllati dal consiglio locale e dall’Hindu Kush Winter Sports Club con l’obiettivo di dare a tutti uguale accesso. Insieme anche 30 kit completi con l’equipaggiamento di sicurezza in caso di valanga, corredato di lezioni pratiche riservate ai rider più esperti del villaggio per rafforzare le abilità e conoscenze tra questi backcountry sconfinati.

I giorni successivi saranno quelli dedicati al festival degli sport sulla neve dell’Hindu Kush, un evento che porta un’energia incredibile in tutta la valle. Giorni pieni di azione, risate e apprendimento, una vera festa per la comunità locale. L’ultima tappa del viaggio viene dedicata al villaggio di Karimabad, nell’area di Chitral. Arroccato a quasi 3000 metri, è un luogo davvero autentico. I dolci pendii sopra la città sono perfetti per imparare a sciare, ma sorprendentemente, nessun locale è in grado di farlo. Non resta che prendere atto, anche in questo, dell’enorme potenziale di sviluppo.

Presentarsi qui, con un paio di tonnellate di attrezzatura, all’inizio di un festival dedicato allo snowboard, è stata un’esperienza sbalorditiva per tutti i soggetti coinvolti. E se il lavoro della Zom Connection è stato quello di sensibilizzazione e condividere l’amore per gli sport invernali con queste remote comunità himalayane, l’attrezzatura e i consigli donati durante il viaggio hanno senza dubbio trasformato la vita di qualche persona.