Karpos in Antartide: oltre la fine del mondo!

Karpos in Antartide: oltre la fine del mondo!

“Antartide, un misterioso mondo di ghiaccio dove l’incanto e l’austerità della natura sono portati agli estremi. Abbiamo approcciato pareti mai scalate per scoprire qualcosa di più di questi luoghi magici ed anche di noi stessi. Un’avventura in condizioni fra le più severe al mondo: temperature molto basse, bufere ed umidità proveniente dall’oceano.”

In questa Web Series di Karpos, Roberto Cavalli, Marcello Sanguineti, Manrico dell’Agnola vi porteranno nella loro barca Ice Bird attraverso il temile stretto di Drake e all’esplorazione delle Graham Land in Kayak e con gli sci per scalare vie nuove di ghiaccio e misto. Vi racconteranno le tappe di quest’ avventura con immagini spettacolari per rendervi partecipi della magia di baie, monti, pareti e passaggi che l’uomo non ha ancora calcato. Oltre la fine del mondo.

 

Il Viaggio

Primo gennaio, ore 13. Lasciamo il porto di Ushuaia, il mare è calmo ed un sole caldo ci mette di buon umore. Lentamente e senza storia ci trasciniamo fino a Port Williams, attraverso infinite coste di lenga e tantissimi stormi di uccelli. Al porto una ragazza con un vecchio gommone ci porta a terra. Dovrebbe risolversi tutto in poco tempo, ma i Carabineros cileni ci trattengono ormeggiati al piccolo porto: una grossa perturbazione sta incombendo e varie complicazioni burocratiche, che in Cile scopriamo essere normali, ci impediscono di partire. Ice Bird è il nome del nostro “guscio di noce”, un’imbarcazione a vela di circa 20 m. Il nome si rifà alla piccola barca con la quale David Lewis fece la prima, quasi, circumnavigazione solitaria dell’Antartide. Noi ci siamo dentro in nove: il nostro giovane capitano Oly, il suo aiuto Dave, la guida alpina Phil con i suoi clienti e noi tre, gli unici italiani.

2 gennaio ​Dopo infinite ore si riparte, il mare è calmo e le luci calde del tramonto mi fanno stare bene. Uno dei nostri compagni di viaggio fa volare il drone sulla barca: da fuori siamo bellissimi, una lunga striscia di luce scintillante ci attraversa. Procede tutto liscio, buttiamo l’ancora vicino all’Isola di Lennox, poco più a ovest di Cabo Hornos, il terrore dei navigatori. Domani non potremo più confidare sulla protezione delle isole, ma dovremo andare allo scoperto attraversando lo stretto di Drake, saremo all’ incontro dei due grandi oceani, il Pacifico e l’Atlantico. I racconti di questa traversata mettono i brividi, ma è meglio non pensarci.
4 gennaio Oggi è il compleanno di Valentina, mia figlia, ieri da dimenticare, delle enormi onde lunghe ci hanno tormentati e l’andare a vela non aiuta, ho vomitato tutto il giorno e ho dolori ovunque. Sono le 3 di pomeriggio e sto un po’ meglio, ma lo stomaco è rivoltato, fortunatamente siamo quasi a metà stretto, pulizie in barca, poi un po’ a nanna, il sonno è liberatorio.

6 gennaio Intravediamo fra la nebbia le prime isolette antartiche. Fuori c’è un grado e la costa, ancora lontanissima, pare candida. Tutto, la fuori, pare candido, algido ed immobile. Pensare di piantare la tenda lì mi mette i brividi. Ci siamo messi in un brutto guaio!
Ore 16 La giornata non finisce mai, abbiamo visto iceberg enormi ed un’infinità di balene. Ora stiamo costeggiando una lunga e vertiginosa costa ghiacciata, ancora lontana. La nebbia dà all’ambiente un’aria surreale, severa ed invivibile. Il mare è calmo e in barca ora si sta bene. Avanziamo lentamente fra questi enormi blocchi di ghiaccio. Sembra di essere sospesi nel nulla, ma sentiamo che la prima meta è raggiunta. Scalare quegli iceberg sarebbe una buona e facile occasione per fare delle belle riprese, ma il nostro capitano ce lo vieta tassativamente. Ci dice che se uno di quei condomini di ghiaccio si dovesse “girare” potremmo essere tutti morti. Non importa, la nostra intenzione è un’altra, noi vogliamo salire pareti rocciose, roccia che però scopriamo essere pessima, macinata dal millenario lavoro dei ghiacciai ed in questo momento resa estremamente pericolosa dal repentino scioglimento.