Nike Wildhorse 6 Test

Dopo una collezione 2019 che aveva riacceso i riflettori (merito di un pezzo da novanta come la Pegasus 36 Trail), in questo 2020 il marchio di Beaverton sembra aver smorzato i toni, pur dimostrando aggiornamenti non indifferenti. E’ il caso di Wildhorse che ritorna con la prima grande revisione dal suo lancio, assumendo un carattere ed un look che fanno letteralmente girare la testa. La tomaia seamless è in mesh traspirante a trama fitta con sovrapposizioni, non troppo generose, che prevengono le abrasioni. La ghetta integrata, il morbido collarino e la rinnovata linguetta completano un design eccezionale ed una calzata da 10 e lode, fedele alla taglia, avvolgente ma non eccessiva, soprattutto nell’avampiede.

L’allacciatura è efficace e non consente lo scivolamento in avanti; la ghetta mantiene lontani i detriti senza influire sulla flessione della caviglia. Sull’intersuola la più grande novità, segnata dal passaggio a schiuma React. Abbandonato il sistema Phylon, questa soluzione dona molto più pop, un’andatura morbida e fluida, una corsa lussuosa e in qualche modo più vivace, specie su tratti pianeggianti. Al suo interno presenta un rockplate segmentato (simile alla Terra Kiger 5), una piastra che copre 1/3 dell’avampiede lasciando un gap in prossimità del tallone. La scarpa tende a far scappare la caviglia costringendo a rallentare il ritmo per curare l’appoggio. Nuovo anche il disegno della suola con tasselli anti-clog più profondi che svolgono perfettamente il ruolo evitando allo sporco di accumularsi. Bene su sterrato, fondo morbido e asciutto, non perfetta su superfici umide, fogliame, roccia e radici.