Online il cortometraggio di AKU e Peter Moser!

Online il cortometraggio di AKU e Peter Moser!

Nel mese di febbraio 2020 Peter Moser, guida alpina della Valsugana, ha unito in un lungo cammino oltre 200 cime sopra i 2000 metri della catena montuosa Lagorai-Cima d’Asta. Un progetto di alto livello tecnico che ha legato salite in stile alpino classico con percorsi scialpinistici molti dei quali inediti. Una grande avventura che è andata oltre la sola performance sportiva, per diventare un vero “viaggio esplorativo” dentro la natura e dentro sé stessi, in piena armonia con lo spirito AKU. Nel cortometraggio Peter Moser racconta com’è nata questa avventura e il suo essere montanaro e alpinista.

Peter Moser e il Lagorai

Peter Moser è come il Lagorai: discreto, poco visibile, selvaggio e dolce nello stesso tempo, lontano dalla ribalta del grande alpinismo. Qui Peter è di casa. Figlio di agricoltori è cresciuto in un maso in Valsugana, il Lagorai lo ha nel cuore fin da bambino e così nella sua mente è maturata l’idea di unire tutte le cime del Lagorai che superassero i 2000 metri e di percorrerle d’inverno, mettendo a frutto la propria esperienza di alpinista a 360 gradi.
La catena montuosa del Lagorai-Cima d’Asta è tra le più estese del Trentino, sono oltre 70 km, da Panarotta al Passo Rolle e le cime che superano i 2000 metri sono oltre 200. Un progetto ambizioso e impegnativo, per molti bravi alpinisti può essere l’obiettivo di una vita. Peter lo ha portato a termine nel febbraio del 2020 in una quindici giorni, affrontando giornalmente diverse decine di chilometri con oltre 6000 metri di dislivello.

 

Il progetto nelle parole di Peter Moser

“In questa esperienza mi sono scrollato di dosso per l’ennesima volta ogni regola e ogni schema mentale, sono tornato nel mio habitat con la scusa di rimanerci il più possibile da solo. Mi ha accompagnato unicamente la neve sotto i piedi, il vento tra i capelli, lo sguardo rivolto all’orizzonte e nelle orecchie solo il rumore del mio respiro. Ho scelto di affrontare questo percorso mettendo tutto quello che fa parte di me e del mio alpinismo: leggero, veloce e da solo, scegliendo i versanti tecnicamente più belli ed impegnativi. Non ho pianificato troppo, ho voluto affrontare giorno dopo giorno le innumerevoli cime, scegliendo solo un punto di partenza senza sapere dove sarei arrivato la sera. Per muovermi mi son affidato solo al mio istinto, nessuna carta, nessuna tecnologia o orologio ad aiutarmi. Semplicemente il mio sguardo e i miei occhi a guidarmi verso una cima dopo l’altra. Gran parte del percorso si è svolto su creste anche fortemente esposte che andavano ben oltre i classici itinerari di alpinismo e scialpinismo, spesso con l’incognita di non riuscire a passare. Non è stata un’impresa, ma una grandiosa avventura: camminando, scalando, sciando ho visto camosci, aquile, galli cedroni e lupi, mi son sentito ancor una volta di far parte di questo ambiente e ne ho gioito. E tutto questo va ben oltre la pura performance sportiva.”

“Nella mia attività di guida alpina ho conosciuto molte montagne, ma ogni volta torno volentieri nel Lagorai. Qui trovo sempre una tranquillità, un’aria diversa rispetto ad altre valli. Il turismo ha solo sfiorato queste montagne forgiate dai contadini, che profumano ancora di agricoltura, di malghe e di vacche al pascolo. Sono montagne diverse, non ci sono impianti sciistici, solo una strada le attraversa e viene chiusa d’inverno, non c’è il turismo di massa e così sono rimaste vive e autentiche, non sono ancora un luna park, una proposta turistica da consegnare ai turisti a Ferragosto. Io qui ci lavoro, non solo come guida alpina, faccio anche il contadino, ho un maso, coltivo la terra, taglio il bosco, vivo la montagna da montanaro, da sportivo, da persona che ci è nata e qui morirà.”

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