Test: Dynafit Blacklight Pro 172

Peso ridotto al minimo, stabilità e prestazioni da competizione sono le caratteristiche con cui è stato realizzato il Blacklight Pro di Dynafit, cercando di soddisfare gli scialpinisti professionisti che desiderano salire il più velocemente possibile. È non è un caso che con questo modello Benedikt Böhm abbia completato l’ascesa alla cima del Dhaulagiri VII (7.246m, Nepal) in sole 6 ore e 6 minuti, partendo dal campo base (con successiva discesa sempre sugli sci). La velocità è anche alla base del sistema del fissaggio delle pelli Pin-Skin (vincitore di un ISPO Gold Award) che consente, grazie a uno speciale pin con inserto presente, di risparmiare tempo nell’attacco delle stesse e di risparmiare ulteriore peso (fondamentale per chi compete). La differenza in termini di rapidità è davvero impressionante rispetto ai sistemi tradizionali di fissaggio delle pelli, provare per credere. La struttura 3D dello sci e la costruzione rocker riescono, a dispetto del peso minimale che normalmente non aiuta quando si scende, a garantire una buona reattività nei cambi direzionali in discesa, consentendo di affrontare anche pendii impervi e ghiacciati. La discesa risulta quindi essere stabile e affidabile, ben supportata dalla trasmissione di energia deputata all’ABS laterale, ma è ovviamente l’agilità nella salita (ribadiamo, la velocità ascensionale è tutto per gli skialper) a rappresentare il focus del Blacklight Pro e sulle sue elevate prestazioni ci sentiamo di garantire al 100%.