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Happy Birthday Colmar

100 anni di storia da leggere, altrettanti e più ancora da scriverne

Le storie del made in Italy, in qualche modo, si assomigliano tutte. La ‘radice’ italiana odora di imprese straordinarie spesso poco conosciute. Storie di famiglie, lavoro e intuizioni. Storie di abili mani che cuciono, assemblano e sperimentano con i tessuti, sfidando le convenzioni. Storie di botteghe che diventano brand e contribuiscono a plasmare l’identità italiana verso un’eccellenza fatta di innovazione tecnica, di estetica stilistica e funzionale. Storie di carattere, immaginazione e visione. Storie come quella di Colmar. 

I ’20 degli inizi di un secolo di storia

Nel 1923 Monza è uno dei principali distretti manifatturieri europei per la produzione di feltro per cappelli e ghette. Il 31 ottobre, i neosposi Mario e Irma Colombo decidono di intraprendere un’avventura imprenditoriale e aprire la Manifattura Mario Colombo & C. Si tratta di un piccolo laboratorio di cappelli che evolve in qualcosa di innovativo grazie ad un’idea brillante: utilizzare i coni difettosi di feltro di lana per creare ghette, un accessorio fondamentale nell’abbigliamento maschile dell’epoca. Proprio le ghetto sono il primo importante prodotto realizzato da Colmar, nome comparso la prima volta su un pacchetto di sigarette dal cognome e nome del fondatore: COLombo MARio. Un esercizio di fantasia tra amici al bar divenuto storia. 

I ’30 delle intuizioni e di Gasperl

Gli anni Trenta non sono un periodo semplice per l’imprenditoria italiana: la crisi del 29, le difficoltà socio-politiche, le sanzioni per la guerra in Etiopia… Nonostante ciò, Colmar riesce a prosperare. Il brand diventa a tutti gli effetti un’azienda di abbigliamento, riconvertendo la produzione verso le tute di lavoro. Un passaggio importante, premessa per le successive basi nel settore sportivo: infatti, il cotone trattato ‘degli operai’, si scoprirà, si adatta bene anche ai pionieri dello sci. Primo ad incrociare l’orbita di Colmar è Leo Gasperl, incontro che segna le sorti del brand aprendo le porte ad anni di profonda e continua collaborazione con il mondo dello sci. L’austriaco naturalizzato italiano campione di Kilometro lanciato, è una sorta di celebrità e finisce per diventare un ufficioso primo testimonial del brand. Su misura per lui viene disegnato Thirring, una mantello di tela stile batman che si gonfia sulla schiena somigliando a un’ala di pipistrello.

I ’40 dello sci e della FISI 

Irma è rimasta sola con i figli Giancarlo e Angelo dopo la prematura scomparsa di Mario. La fine Seconda Guerra Mondiale ha lasciato difficoltà che vengono superate a poco a poco. Un bando provato quasi per gioco guadagna all’azienda un appalto per la produzione di giacche sahariane per la Legione straniera francese. Grazie a un amico di famiglia, poi, l’azienda allaccia i primi fili di quello che sarà un rapporto di quasi 50 anni (fino al 1992) con la FISI (la Federazione Italiana Sport Invernali), con il Pool Italia, il team di aziende supplier della squadra, ma soprattutto con i suoi campioni. Uno su tutti: Zeno Colò.

I 50′ della guaina Colò

Primo italiano a vincere i Mondiali di discesa libera e primo campione del mondo di slalom gigante, introdotto ad Aspen proprio nel 1950. Zeno Colò è il secondo atleta a segnare le sorti del brand, manifestando il desiderio di avere capi più performanti per spingere al massimo le sue performance. Un’esigenza a cui va incontro la genialità di Irma, che ha la brillante intuizione di utilizzare la filanca, uno dei primi tessuti elastici allora limitato alla realizzazione di corsetti femminili. Il risultato la famosa “guaina Colò”, una giacca aderente e aerodinamica che rimarrà in collezione fino agli anni ’70. Quando, nel 1952, Colò domina le olimpiadi di Oslo, porta con sé il nome Colmar. Si aprono così le porte del mondo dello sci e il brand le attraversa come marchio universalmente riconosciuto.

I ’60 del mercato internazionale

L’azienda cresce ancora grazie a Giancarlo e Angelo che affiancano all’attività produttiva quella commerciale. Colmar diventa distributori in Italia di brand esteri come Mizuno, Elan, Adidas e Lacoste, per citarne alcuni, ma inizia a sua volta ad affacciarsi al mercato estero, iniziando ad esportare. L’azienda cresce di pari passo con il paese, in pieno miracolo economico. Le vacanze sulla neve vivono un vero e proprio boom e lo sci diventa uno stile di vita vero e proprio. La curiosità di Giancarlo e Angelo si incanala in una continua ricerca che porta l’azienda a sviluppare prodotti sempre più performanti per gli sciatori e i propri campioni. E’ in questo periodo che nasce una speciale tuta Colmar con la quale nel 1964, a Cervinia, Luigi di Marco batte il record di velocità nel KL.

I ’70 della Valanga Azzurra e delle espansioni

Gustav e Roland Thoeni, Piero Gros, Paolo De Chiesa, Helmut Schmalzl, Fausto Radici, Herbert Plank, Erwin Stricker, Tino Pietrogiovanna. Una collezione di nomi abbinati a successi inizia a popolare lo sci italiano, entrando ben presto nella leggenda. Imprevisto e meraviglia, lo sci italiano diventa uno dei migliori al mondo. È nato il mito della Valanga Azzurra. Colmar segue la nazionale su numerosi podi tra cui quello Olimpico. Una cascata di innovazioni tecniche allaga le gallerie del vento di Fiat e Moto Guzzi con tute in fibre studiate dal Politecnico di Milano. Nasce la sfrontatissima giacca da Gigante ribattezzata “Ceffa”, simbolo della Valanga Azzurra, e compare il celebre claim “In caso di neve”, ispirato dai cartelli per l’obbligo di catene. Si amplia l’azienda e si amplia anche la famiglia. Nel 1972 entra in azienda l’attuale presidente, Mario Colombo, figlio di Giancarlo e fratello di Laura, anche lei nel consiglio di Amministrazione, mentre negli anni Ottanta arrivano Giulio e Carlo Colombo, oggi CEO dell’azienda, figli di Angelo.

Gli ’80 del boom e del pop

Gli anni del boom pubblicitario, con le campagne avveniristiche che vedono sciatori su Piramidi e grattacieli trasmesse in televisione. Sono anche gli anni di Alberto Tomba, astro nascente dello sci italiano e superstar internazionale dal 1986.  E sempre gli anni di Debora Compagnoni, con gli eccezionali sedici podi in Coppa del Mondo. Sono anni in cui vedono la luce numerosi capi iconici. Nel 1985 compare la giacca multistrato Bormio, con inserti in pelle e maniche staccabili, realizzata a doc per i Mondiali dell’omonima cittadina. Gli anni ’90 sono la volta di Tecnologie, una giacca ‘pop’ dalla personalità dirompente, parte di una collezione che rompe gli schemi del classico. Di quegli anni d’oro è anche il cambio di logo. Il famoso bollo rosso e blu cede il posto al nome Colmar preceduto da un fiocco di neve stilizzato, realizzato da uno studio di designer svizzeri.

I ’90 dei consolidamenti e degli stores

Dopo un decennio di deboli risultati, la classe di Deborah Compagnoni, Manuela di Centa e la forza di Alberto Tomba, insieme a tanti altri, tornano a far parlare italiano il mondo dello sci. Nel 1992 si chiude per Colmar il rapporto con la FISI, ma non con il mondo delle gare, dove il brand continua a essere presente nelle classiche di Coppa del Mondo. Il 1999 vede l’apertura del primo negozio monomarca in Francia, nell’esclusiva Megeve, il primo di una lunga serie che, a oggi, vede negozi a Milano, Parigi, Londra e nelle più note località sciistiche come Cortina, Courmayeur, Kizbuehel, Chamonix e tante altre per un totale di 15 flagship stores.

I 2000 delle linee fondamentali 

Si amplia l’offerta sportiva di Colmar e nasce la Linea Golf. I grandi campioni sfilano sul green carpet dello European Tour vestendo i capi del brand monzese: Edoardo Molinari, Marco Crespi, Andrea Pavan, Alejandro Canizares sono solo alcuni dei giocatori che nel tempo ne sono stati testimonial. Nel frattempo il brand ritorna protagonista anche in Coppa del Mondo con l’esuberanza di Chemmy Alcott, atleta di punta della Gran Bretagna e la precisione maniacale di Ivica Kostelic che riporta l’azienda in vetta al Circo Bianco. Con gli anni 2000 l’abbigliamento tecnico è divenuto ormai parte del quotidiano. Nel 2009 Colmar inaugura la linea Originals, composta dagli ormai famosi piumini, giacche più cittadine cui si affiancheranno negli anni felpe, t-shirt e scarpe. È il ritorno dell’ormai iconico bollo rosso e blu dismesso nel 1985, ma anche la riedizione di capi iconici dal successo straordinario.

I 2010 delle vittorie sciistiche e del Lifestyle

Anni di festeggiamenti che consolidano la presenza di Colmar sul mercato e vicino ad importanti squadre di sci. Nel 2011 Ivica Kostelic, che in quell’anno è un asso pigliatutto, vince la Coppa del Mondo Generale. Nello stesso anno nasce la collaborazione con la Federazione di sci della Croazia, la Federazione slovena. Non da ultima entra in azienda anche la FSS (Federation Francais de Ski) che consacra una generazione di talenti come Tessa Worley, JB Grange, Julien Lizeroux e il vincitore di Coppa del Mondo Alexis Pinturault.

L’oggi e le radici del futuro

In questo decennio il marchio è cresciuto sia nella parte sportiva che lifestyle. Il brand ha esplorato ulteriormente sia la ricerca di tessuti sempre più tecnici e performanti per aiutare la prestazione sportiva che il mondo della moda. Sono nate importanti collaborazioni come quella con Directa Plus, che produce Graphene, e con la scuola di Vogue Talent e gli artisti pop Van Orton. Del 2018 la collezione in partnership con Shayne Oliver, direttore creativo di Hood by Air, primo progetto ad unire musica, streetwear e lusso. E ancora, collaborazioni con designer e stilisti di fama mondiale: Au Jour le JourYusuke Aizawa (White Mountaineering), Morteza Vaseghi (Recens e Wallet).

Colmar rimane un “affare” di famiglia e comincia ad affacciarsi la quarta generazione con Stefano Colombo, figlio di Mario, Roberta, figlia di Giulio e Riccardo, figlio di Laura.

Cresce l’azienda e crescono i valori. Il tema della sostenibilità viene affrontato attraverso una governance attentissima e il risultato è una conoscenza millimetrica di tutte le dinamiche di produzione, da quelle dei tessuti a quelle dei capi. La progettazione, che avviene interamente nella sede di Monza, rimane in questo modo al centro di ogni attività e il prodotto, le sue caratteristiche tecnologiche ed estetiche, continuano a restituire ancora oggi la storia e la cultura dell’azienda. Esattamente come ai tempi di Mario e Irma.

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